Entro un mese, il ministro dell'Economia Tria ci farà sapere come riuscirà ad "avviare" il reddito di cittadinanza, a modificare la legge Fornero, a ridurre l'Irpef, a evitare l'aumento dell'Iva previsto dalle clausole di salvaguardia... rispettando i vincoli di bilancio imposti dalla Commissione europea.

Riuscirà Tria a portare a termine quella che, più che un'impresa, sembra un vero e proprio miracolo?

Il ministro dell'Economia ha in mano qualche carta a suo favore. Da un lato i due "proprietari" del Governo del cambiamento hanno dato per acquisita la non uscita dell'Italia dall'Ue, dall'altro la Commissione uscente non vuole tirare la volata agli estremisti di destra alle elezioni europee del prossimo anno.

Per tale motivo all'Italia, per il 2019, non si chiederà più una riduzione del deficit strutturale dello 0,6% che invece sarà ripartito in due anni e concentrato soprattutto sul 2020. In pratica la riduzione per il 2019 che sarà chiesta all'Italia sarà soprattutto nominale, mentre quella reale sarà rinviata all'anno successivo.

Questo consentirebbe a Tria di poter gestire le risorse mantenendo un deficit nominale intorno al 2%, cercando così di incontrare le esigenze di Bruxelles e quelle dei due partiti di Governo.

Solo un mese fa Tria ipotizzava il deficit tendenziale all'1,2%, ma con la neutralizzazione dell'aumento dell'Iva, le spese per gli impegni già presi dall'Italia come quelli per le missioni all'estero e la maggiore spesa per interessi sul debito per l'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani siamo già a circa 20 miliardi.

Quali sono allora i margini di manovra per il ministro che ha già dichiarato che non intende licenziare misure in deficit?

Per la riduzione dell'Irpef ha detto che dovrà essere finanziata da un taglio delle agevolazioni fiscali: tanto si riduce da una parte, tanto si dovrà tagliare dall'altra. Ma non va dimenticato che le agevolazioni sono anche un elemento su cui si basa il consenso elettorale.

E le risorse per "avviare" il reddito di cittadinanza, per il quale il Movimento 5 Stelle chiede almeno uno stanziamento di 10 miliardi, e quelle per modificare la legge Fornero?

Riguardo la seconda, la reintroduzione della quota 100 (generata dalla somma di almeno 62 anni anagrafici e degli anni di contributi versati) proposta da Matteo Salvini costerebbe oltre 10 miliardi, a cui andrebbe aggiunto l'effetto negativo sul Pil 2019, già ora visto all'1% o poco più rispetto all'1,5% di inizio anno.

Per il segretario della Lega, la cifra potrebbe essere coperta dall'ennesimo condono fiscale che, dice lui, sarebbe quantificabile in 20 miliardi, dimenticando però che di condoni negli ultimi anni ne sono già stati fatti e che la misura sarebbe anche una tantum.

Rimane poi la questione dei provvedimenti strutturali, valutati nell'ordine di 25 miliardi di euro, per i quali Tria, per rispettare gl impegni con la Ue, deve trovare le risorse necessarie.

Sulla base di queste semplici valutazioni, alzi la mano chi vorrebbe, in questo momento, essere nei panni del ministro Tria che da una parte deve cercare di tenere a bada i conti dello Stato (con il deficit che continua ad aumentare) e dall'altra è costretto ad ascoltare la propaganda del Governo gialloverde che promette tutto a tutti, già a partire dal prossimo anno... mentre il Pil è in calo e la Bce interromperà la politica del Quantitative Easing che aveva permesso di abbassare lo spread e l'aumento di spesa sul debito.