Sono due i palestinesi rimasti uccisi negli attacchi aerei che hanno seguito il lancio di missili verso Israele dalla Striscia di Gaza.
I due sono stati identificati come Mahmoud al-Atal, 27 anni, di Sheikh Radwan, e Muhammad Safadi, 30 anni, di al-Daraj, un quartiere di Gaza.
Durante gli attacchi, la Forza Aerea Israeliana, IAF, ha colpito diverse località all'interno della Striscia di Gaza, ferendo più di 20 persone tra cui un bambino che sarebbe in condizioni critiche.
Venerdì, altri due palestinesi - Muhammad Masri, 30 anni, e Maher Attallah, 54 - erano stati uccisi nei pressi del Confine di Gaza dai soldati israeliani in seguito alle proteste seguite alla decisione degli Stati Uniti di dichiarare Gerusalemme capitale dello Stato di Israele.
Quella di Trump, nonostante le improbabili dichiarazioni di chi vuole giustificare la scelta di spostare l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme come strumento per riprendere i negoziati di pace, si conferma una mossa insensata che, come era prevedibile, sta portando di nuovo la violenza in medioriente.
Non solo, la decisione di Trump potrebbe pure ricompattare il mondo arabo e creare i presupposti perché il terrorismo islamico prenda come scusa l'unicità di Gerusalemme come città santa, così è per i musulmani, per aggiungere ulteriore confusione al già inestricabile conflitto che coinvolge Israele e l'ANP.
Venerdì, la Commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sull'esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese, oltre ad una "grave preoccupazione", ha espresso la propria contrarietà alla decisione degli Stati Uniti, sottolineando che "una soluzione completa, giusta e duratura alla questione della città di Gerusalemme dovrebbe tener conto delle legittime preoccupazioni dei palestinesi che degli israeliani e dovrebbe includere a livello internazionale disposizioni per garantire la libertà di religione e di coscienza dei suoi abitanti, così come l'accesso permanente, libero e senza ostacoli ai luoghi sacri da parte di persone di tutte le religioni e nazionalità."
Sempre in ambito Onu, in occasione del Consiglio di Sicurezza indetto sabato, gli ambasciatori di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia hanno letto una dichiarazione dicendosi in "disaccordo" con la decisione di Trump, perché "non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione. Lo status di Gerusalemme deve essere determinato attraverso negoziati tra israeliani e palestinesi".
Inutile aggiungere che tali Paesi manterranno a Tel Aviv la propria ambasciata in Israele.
Nota. Le informazioni riportate in questo articolo provengono dall'Agenzia di stampa dell'ANP, Wafa, e dal sito delle Nazioni Unite.