Le ultime novità della politica hanno già fatto capire ciò che ci attenderà in futuro. 

Come era prevedibile, il patriota responsabile Matteo Salvini sta già progressivamente iniziando (o almeno tenta di farlo credere ai propri sostenitori) di aver messo il cappello anche sul governo Draghi come fece con il governo gialloverde.

Il segretario della Lega dice di essere stato convocato da Draghi, fa intendere di dettare il calendario su lockdown e riaperture, se la prende con chi - a suo dire - farebbe terrorismo sull'andamento della pandemia, fa credere che quanto da lui proposto sia supportato da semplice buonsenso.

D'altra parte la Lega, come è noto a tutti, è un partito che fa della preparazione - a qualsiasi livello - uno dei punti di forza della propria azione politica, prima a livello locale e adesso a livello nazionale.

Già un anno fa ne abbiamo avuto esperienza dall'attuale ministro dello Sviluppo, il Giorgetti amico di Draghi, che durante il Governo Conte 1 aveva preteso di riformare il Coni, facendo rischiare agli atleti italiani di partecipare alle olimpiadi di Tokyo come apolidi.

Ma anche di recente possiamo apprezzare le qualità del partito di Salvini e delle persone di cui lui si circonda, come ha ben dimostrato il sottosegretario all'Istruzione, il deputato Rossano Sasso fondatore della Lega in Puglia, che pochi giorni fa ha postato una citazione da lui attribuita a Dante:

"Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto".

Una frase, tra l'altro, molto amata da Salvini forse perché gli ricorda la prima parte che nel '38 Mussolini pronunciò a Genova. 

Peccato, però, che quella mitica citazione sia solo una frase pronunciata da Topolino nelle vesti di Dante in un fumetto di più di settant’anni fa, "L’Inferno di Topolino", una serie di storie pubblicate fra il 1949 e il 1950.

E naturalmente, dall'alto della sua cultura, il neo sottosegretario non ha mancato più volte di bocciare la precedente ministra Azzolina. A questo punto è facile capire il perché.

Ma riprendendo quanto detto in precedenza, Salvini, per impossessarsi del governo, non mancherà neppure di fare un favore agli amici, come dimostrano già alcune convergenze di vedute con il renziano Bonaccini.

D'altra parte, se Salvini può aiutare un alleato come Renzi, perché non dovrebbe farlo? 

Mentre Salvini vuol far diventare verde, ma in senso leghista, il Governo Draghi, Renzi vuole portare a termine ciò che ha iniziato. Infatti, dopo aver fatto fuori il governo Conte, adesso è la volta del Partito Democratico, di cui vuole reimpossessarsi dopo esserne stato defenestrato.

Alcuni dei suoi guardaspalle che non lo hanno seguito in Italia Viva sono rimasti nel Pd come cavalli di Troia con il compito di destabilizzare il partito per cambiarne la linea, in modo da rendere anche possibile un'alleanza con Italia Viva alle prossime politiche. 

Così Andrea Marcucci, più renziano di Renzi ma ancora capogruppo Pd al Senato, parla già di Congresso, futuro e nuova identità di partito, auspicando per i dem "il rilancio dello spirito delle origini, quello del Lingotto"! Insomma... il "maanchismo" veltroniano. 

E naturalmente lo stesso Marcucci non ritiene uno scandalo riaprire in tempo di varianti e ripresa del contagio. Perché? Perché la pensa come Stefano Bonaccini!


Ma Zingaretti che fa? 

"Vedo che, sulla pandemia - ha detto oggi il segretario dem - Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia. Prima sono state le mascherine, che erano inutili, ora, cavalcando la stanchezza di tutti, si attaccano le regole per la Pasqua. Quello che è irrispettoso per gli italiani e gli imprenditori è mettere a rischio le loro vite e prolungare all’infinito la pandemia e quindi la possibilità di avere la ripresa economica. Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone. I problemi si risolvono, non si cavalcano".

Una dichiarazione che farebbe pensare al classicissimo "Ccà nisciuno è fesso", con Zingaretti che rovescia tavoli e alza la voce, mandando anche a quel Paese gli avvelenatori di pozzi rimasti nel partito. Ma non è così. Lo Zingaretti in versione popolare, invece di mandare a quel paese (cioè Italia Viva) gli avvelenatori di pozzi lasciatigli in eredità da Renzi, accetterà di dibattere con loro ma non su come far diventare socialista il Pd, quanto come farlo diventare un partito di nuovo renziano, o macroniano se proprio vogliamo esagerare.

D'altronde, per chi è di sinistra pare difficile sperare in un qualche scatto di orgoglio da parte di un segretario come Zingaretti che perde il suo tempo a scrivere sui social delle castronerie come questa, dedicata alla D'Urso...