Lunedì 2 luglio, Sea-Watch ha appreso che la sua nave Sea-Watch 3 è in stato di fermo a Malta, senza che le autorità locali abbiano fornito alla Ong e all'equipaggio della nave le ragioni di tale decisione.

La Sea-Watch 3 è iscritta nel registro di navigazione reale olandese, pienamente abilitata a battere bandiera olandese... quindi, secondo la Ong, il divieto di salpare da Malta è da ricercarsi in una campagna politica intesa a bloccare i salvataggi in mare, proprio nel periodo dll'anno in cui questi si rendono più necessari.

La scorsa domenica, l'UNHCR ha denunciato la scomparsa di altre 63 persone, mentre venerdì, le persone annegate sono state più di 100. Il fermo delle navi delle Ong aumenta come conseguenza la possibilità che nel Mediterraneo, nei prossimi giorni, ci siano nuove morti.


Una eventualità, però, che non turba le serena felicità del ministro dell'Interno Matteo Salvini che, pur impegnato ad assistere al palio di luglio nella "ex rossa" Siena, ha comunque trovato il tempo di complimentarsi con Malta per il fermo della Sea-Watch 3, facendo intendere che anche l'Italia avrebbe fatto altrettanto... anche senza nessun decreto e comunicazione ufficiale né del governo e neppure del ministero dei Trasporti. In fondo, quisquilie per un ministro del cambiamento del "calibro" di Salvini. Infatti, se la maggioranza degli italiani lo applaude, va da sé - in basse alla logica corrente - che Salvini possa dire e fare ciò che vuole.


Ma siamo sicuri che impedire alle Ong di operare in mare sia legale e non confligga con il diritto internazionale? Senza dimenticare poi i problemi etici, che però non sembrano sfiorare i ministri del governo del cambiamento, come neppure - va riconosciuto - quelli dei governi di quasi tutti, se non tutti, i Paesi della presunta Unione europea.

Se lo chiede il capitano della Open Arms che, in queste ore sta navigando verso il porto di Barcellona.