Più bella cosa non c’è della poesia per l’autrice Valentina Volante che, parafrasando la celebre canzone di Eros Ramazzotti e i versi danteschi, ha intitolato la sua raccolta di liriche “Più bella poesia”. L’opera della poetessa che vive a Cisterna di Latina, tecnico per la gestione dei rifiuti nella vita di tutti i giorni, è pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Nella prefazione, Alessandro Quasimodo si sofferma sul riferimento a Dante Alighieri. «Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia quand’ella altrui saluta,/ ch’ogne lingua deven, tremando muta…/ Ella si va sentendosi laudare, / benignamente d’umiltà vestuta… Al famoso sonetto dantesco si ricollega la raccolta di Valentina Volante.
La donna viene considerata creatura ricca di spiritualità, degna di essere lodata nel nostro momento storico. (Più bella poesia). In molti suoi testi non è descritta solo la fanciulla, l’adolescente, ma la persona che affronta problemi concreti non sempre facili da risolvere. La natura diviene parte attiva e non mero sfondo; i prati, il sole, la quercia fiorita, la stella che risplende inseriscono il personaggio in un ambiente a lei congeniale».
La donna e la natura ispirano, dunque, le liriche di Valentina Volante. Ma anche gli affetti e la religione, con i versi dedicati a Papa Francesco e Karol Wojtyla. Si tratta di una raccolta scorrevole, volta alla ricerca lessicale e sintattica per rendere più aderente la forma al contenuto; delicata e sobria, sviluppa vari argomenti che toccano i principali valori della vita: la famiglia, l’amore, l’amicizia, la religione, la bellezza per l’arte, il rispetto della natura e anche per il diverso. E l’arte riveste un ruolo centrale nell’opera. La copertina raffigura un disegno fatto a mano proprio dall’autrice; delle muse che rievocano una rielaborazione della celebre “Primavera” di Botticelli, incipit - per l’autrice - di questa prima raccolta. Così come altre illustrazioni arricchiscono le liriche, proprio a dimostrazione della forza evocativa delle immagini. Il Dolce Stil Novo Dantesco influenza anche lo stile della scrittura, in una continua e profonda ricerca verso un'espressione raffinata, romantica e nobile dei propri pensieri.
«Purtroppo - scrive ancora, nella Prefazione, l’autore, attore e regista teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo - la vita non è sempre popolata di luoghi ameni e di grandi valori. Le guerre, le malattie sovente prevalgono e rendono l’esistenza un vero inferno. La recente pandemia ha messo a dura prova l’equilibrio psicofisico della gente. Nonostante ciò, occorre sperare nel superamento di tali calamità. La poesia, come sottolinea l’autrice, ci aiuta, offre spunti costanti di riflessione, induce a conoscere i grandi del nostro passato, che ci ispirano con le loro opere, in modo che possiamo rielaborare in modo autonomo tematiche e stile. Inoltre gli affetti familiari sono ancora di salvezza».
L’opera diventa, così, un inno alla speranza, anche nelle difficoltà. «Il mio intento - afferma l’autrice - è elogiare e invitare i giovani lettori ad appassionarsi ai grandi poeti del passato. Inoltre, è un invito a considerare le bellezze dell’Italia e guardarsi intorno per scoprire i tesori nascosti nel nostro territorio. Ma, soprattutto, ad avere speranza in qualsiasi situazione. Bisogna essere positivi anche nelle situazioni nefaste che la vita ci presenta e sperare in un mondo migliore».
Federica Grisolia