A seguito della denuncia presentata dallo Stato di Palestina sull'incapacità di adempiere alle loro responsabilità legali e morali nel rispetto del diritto internazionale umanitario e del diritto del popolo palestinese di esprimere liberamente il proprio punto di vista in relazione a quanto sta realmente accadendo in Palestina, Facebook, WhatsApp e Instagram hanno inviato all'ambasciatore palestinese nel Regno Unito, Hussam Zomlot, una lettera di scuse per la censura messa in atto da quei social, con l'impegno a collaborare in modo da affrontare la questione palestinese come causa di liberazione e lotta contro l'occupazione, il colonialismo, la persecuzione e l'apartheid messi in atto da Israele, e non adottare la narrativa sulla sicurezza israeliana che definisce la lotta di quel popolo come "rivolte e terrorismo".
E mentre Facebook sembra voler dimostrare come vada realmente letto il conflitto in Medio Oriente, non è così, ancora, per l'amministrazione Usa, con Joe Biden che continua a giustificare come autodifesa il massacro perseguito dall'esercito israeliano nei confronti della popolazione di Gaza.
Un massacro, come ricorda Bernie Sanders, supportato dai 4 miliardi di dollari di "aiuti" militari che "ogni anno" gli Stati Uniti danno allo Stato di Israele... per consentire agli ebrei israeliani di violare i diritti umani del popolo palestinese.
The devastation in Gaza is unconscionable. We must urge an immediate ceasefire. The killing of Palestinians and Israelis must end. We must also take a hard look at nearly $4 billion a year in military aid to Israel. It is illegal for U.S. aid to support human rights violations.
— Bernie Sanders (@BernieSanders) May 16, 2021
"Per portare un vero cambiamento nella guerra tra israeliani e palestinesi, è necessario chiamare il controllo della Palestina da parte di Israele per quello che è: un sistema oppressivo e discriminatorio che soddisfa in pieno la definizione legale di apartheid" (Eric Goldstein, direttore esecutivo ad interim della divisione Medio Oriente e Nord Africa di Human Rights Watch).Invece, l'ipocrisia della comunità internazionale e dei media complici che fanno disinformazione e non certo informazione fa credere che Israele sia vittima del terrorismo islamico di Hamas che agirebbe per interposta persona per conto dell'Iran.
Ma se dobbiamo condannare l'Iran che fornisce un qualche supporto militare ad Hamas che insieme ad altre fazioni di Gaza lotta per i diritti dei palestinesi, che dire allora degli aiuti militari americani ad Israele?
E se Hamas compie atti terroristici, allora i crimini di Israele commessi dall'Haganah già prima della creazione dello Stato ebraico come li vogliamo definire? Per non parlare di quelli successivi commessi dall'IDF.
E se qualcuno crede ancora alla storiella che gli ebrei israeliani vogliano una soluzione del conflitto a due Stati in pace tra loro e non mirino allo sterminio dei palestinesi è bene che si facciano una cultura di ciò che dicono gli ultrà religiosi e non solo dello Stato ebraico. Naturalmente, c'è anche una parte della popolazione israeliana, non certo maggioritaria, che è cosciente di cosa accade realmente in Medio Oriente, ma senza il supporto internazionale è pressoché ininfluente.
Alle semplici domande elencate in precedenza dovrebbero rispondere i teorici del dialogo tra israeliani e palestinesi, quelli di un colpo al cerchio ed una alla botte, che all'occorrenza vogliono far credere di essere democratici e di rispettare il diritto internazionale, sapendo però benissimo che Israele da decenni sta applicando una politica di apartheid e che continuerà a farlo sine die, se la comunità internazionale non inizierà ad emarginare lo Stato ebraico come al tempo fece con il Sud Africa.
Senza sanzioni il genocidio di Israele nei confronti dei palestinesi continuerà e i politici alla Biden ne sono responsabili tanto quanto i politi israeliani che finora lo hanno messo in atto.
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