Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Ayanna Pressley sono membri del Partito Democratico alla Camera dei Rappresentanti. Senza nominarle, ma utilizzando riferimenti utili ad identificarle, il presidente Usa, Donald Trump, nei giorni scorsi si è scagliato contro di loro definendole anti americane, comuniste, anti israeliane, ecc. Insomma, i soliti epiteti che siamo ormai abituati ad ascoltare anche in Italia da parte dei cosiddetti sovranisti nei confronti di chiunque cerchi di dire o fare cose che siano a favore, e non contro, una qualunque minoranza.

Inoltre, Trump aveva fatto riferimento alle loro origini, invitandole a tornare nei Paesi da cui provengono i loro genitori. Tre di loro sono nate in americana ed una è nata in Somalia e si è trasferita negli States quando era bambina.


Ocasio-Cortez, eletta a New York, difende gli interessi dei migranti e lotta contro povertà e discriminazione razziale.

Ilhan Omar, eletta in Minnesota, è una delle prime due donne musulmane elette al Congresso degli Stati Uniti ed è originaria della Somalia.

Rashida Tlaib, anch'ella musulmana, è stata eletta in Michigan ed è la prima donna di origine palestinese a far parte del Congresso.

Ayanna Pressley è la prima donna afroamericana ad essere eletta al Congresso degli Stati Uniti nel Massachusetts. Il suo impegno alla Camera è stato finora a supporto dei diritti delle donne.


Le quattro parlamentari hanno risposto a Trump dicendogli che non si faranno certo intimidire dalle sue dichiarazioni, ribadendo che aumenteranno il loro impegno sui temi che le hanno finora viste protagoniste: assistenza sanitaria, contrasto alla diffusione delle armi, lotta alla detenzione dei migranti al confine con il Messico. Temi su cui le loro ricette sono l'esatto contrario di quelle proposte da Trump, di cui hanno denunciato più volte le violazioni dei diritti umani, da loro catalogate come razziste e xenofobe.

Inutile dire che è arrivata la controreplica via social del presidente Usa che ha invitato le quattro parlamentari democratiche a lasciare gli Stati Uniti, rinnovando la solita litania di insulti e attacchi che ben conosciamo anche qui in Italia.


Questo modo di fare politica è il segno dei tempi. Certe espressioni, oltre a dichiarazioni intenzionalmente false ma potenzialmente credibili, sono frutto di un progressivo quanto costante degrado del livello culturale della gente, spesso anche ricattata nei bisogni essenziali, che spera di trovare la propria sicurezza ed il proprio appagamento in chiunque gli indichi ogni giorno nuovi nemici da sconfiggere, in quanto responsabili della felicità da loro non ancora raggiunta. Ma quando non ci saranno più nemici, inevitabilmente, finiranno per scannarsi a vicenda. Ancora non lo hanno capito e Trump, così come i sovranisti in Europa, conta su questo.