È quasi impossibile capire i processi logici che stanno alla base dell'argomentare del capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio.

Ieri, mentre il capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, parlava ai suoi attivisti in Calabria, ha confessato la fatica di dover governare con la Lega, poiché ogni nuova legge deve essere concordata con "quell'altro", inteso come Matteo Salvini.

Il "quell'altro" fa capire lo stato dei rapporti tra le due forze che supportano la maggioranza di governo. Non solo. Quello che veniva definito con enfasi contratto di Governo che avrebbe dovuto guidare "senza se e senza ma" il percorso dell'esecutivo, si è rivelato - come era già evidente che fosse - un semplice elenco di intenzioni i cui contenuti, però, erano tutti da scrivere.

Quindi, con il passare dei mesi, si è arrivati progressivamente al redde rationem odierno rappresentato dalla sfiducia tecnica al Governo da parte dei 5 Stelle con la mozione no Tav, a cui si aggiunge il possibile sgambetto al Senato degli stessi grillini al definitivo via libera al decreto sicurezza bis ed infine il totale disaccordo sulla legge per le Autonomie che, adesso, Di Maio ha detto di voler riscrivere.

Questa la sua dichiarazione di ieri: «Grazie all'Osservatorio per l'autonomia che abbiamo lanciato questa mattina alla Federico II di Napoli, stiamo scrivendo una nuova autonomia, un'autonomia migliore. Le risorse devono essere ripartite equamente in tutta Italia. Le università del Sud avranno un ruolo cruciale nel seguire tutto il percorso. E questo è fondamentale, perché credo che l'autonomia si debba fare, ma senza danneggiare altre regioni.

Per arrivare a questo, le altre regioni devono essere messe nella condizione di cogliere un'occasione storica: quella di un'autonomia che ci permetta di garantire, insieme, i livelli essenziali di prestazione, il fondo di perequazione e un investimento straordinario sul Sud. Per come era stata progettata, questa autonomia andava a discapito non solo delle regioni del Sud, ma anche del centro. L'esempio è la scuola. Grazie al MoVimento 5 Stelle si è scongiurato il problema dei docenti su base regionale. Non avrebbe avuto senso che un bambino che si iscrive a scuola, se lo fa in una regione ha più docenti o docenti pagati di più, e, se si iscrive in un'altra regione, ha meno insegnanti o meno pagati. Non sceglie lui dove nascere, la sua scuola deve essere all'altezza in tutta Italia e soprattutto deve essere una e indivisibile.

Ecco quale dovrà essere il ruolo dell'Osservatorio e del sistema accademico, guidarci e stare al nostro fianco durante il percorso che ci porterà all'autonomia. Perché l'autonomia sarà fatta, ma nessuno può permettersi di indebolire l'Italia: e indebolire il centro-sud significherebbe fare un danno a tutta l'Italia. Anche no.»

Questa, a stretto giro, la risposta della ministra leghista Erika Stefani che si occupa della questione Autonomie: «Non capisco di quale nuovo testo sulle autonomie parli il capo del M5S e mi chiedo dove fosse alle ultime riunioni quando ha avuto l'occasione di discutere l'idea di questo osservatorio di cui io sento parlare oggi per la prima volta.

Dopo un anno di discussioni mi auguro che nessuno voglia rimangiarsi slealmente la parola e l'impegno di cui il presidente Conte è garante.

Sembra che qualcuno abbia deciso di proteggere una certa cattiva politica deleteria per il Sud. Sarebbe interessante sentire qualche proposta di merito dai compagni di viaggio di governo che possa creare crescita al Paese da Nord a Sud. Ciò che fa bene all'Italia deve essere portato avanti che i cinque stelle vogliano o meno per assicurare finalmente a tutto il Paese un vero sviluppo.»

In un Paese normale tutto questo dovrebbe portare ad una crisi di Governo. Se Lega e 5 Stelle assistessero a quello di cui oggi sono protagonisti dai banchi dell'opposizione, denuncerebbero questa situazione al rispettivo elettorato come esempio di assurdità e malgoverno, e di attaccamento alle poltrone.

Ma, invece Lega e 5 Stelle sono al Governo e così Di Maio arriva persino a dire che «tanti vorrebbero vedere questo governo cadere, perché hanno paura di rimanere senza poltrona, ma noi non molliamo!»

È oramai una commedia dell'assurdo.