Il più dispiaciuto, paradossalmente, non deve esser il presidente emerito della Consulta Onida, ma proprio Matteo Renzi.
Dopo varie polemiche sul quesito, altrettanto vari era stati i ricorsi ai tribunali perchè questo venisse modificato. Il ricorso di Onida che si era aggiunto a quello presentato da altri, invece che sul contenuto delle domande su cui gli elettori sono chiamati a votare, era basato sull'opportunità di spacchettamento di tali domande in modo che chi andasse a votare potesse esprimersi con un Sì oppure con un No, approvando o respingendo ogni singolo quesito.
In tal modo, solo gli articoli del nuovo testo costituzionale che avessero ricevuto la maggioranza dei Sì da parte degli elettori sarebbero entrati in vigore, gli altri no, rimanendo inalterati gli attuali vigenti.
In un comunicato stampa, il presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi, tribunale dove era stato presentato i ricorsi di Onida ed altri, ha comunicato che la giudice Loretta Dorigo, chiamata a decidere sulla richiesta di provvedimenti cautelari (la Consulta si sarebbe poi occupata della faccenda, esprimendosi nel merito) riguardanti lo svolgimento del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, l'aveva rigettata.
Quindi, non ci sarà nessun altro ostacolo che possa impedire il voto del 4 dicembre.
Perché Matteo Renzi non può esser contento di tale decisione? Perché un possibile e probabile rinvio del voto, gli avrebbe dato modo di modificare la legge elettorale in Parlamento, riunificare il partito e ridare slancio alla propaganda del Sì che, attualmente, nonostante gli sforzi che lo vedono impegnato in ogni dove per promuovere la riforma, i sondaggi lo indicano sempre di più in arretramento a causa dell'inesauribile e finora inarrestabile avanzata del No.