Giorni fa ho postato “Conte: senza soluzione di continuità” in cui esprimevo alcune note su tolleranza e rassegnazione dimostrate dal prof. Conte nel sottomettersi ai comportamenti così tracotanti da risultare villani dei suoi due vicepremier, Salvini e Di Maio, nei 14 mesi di governo gialloverde.

Mi stupivo, tra l’altro, che il 20 agosto nell’aula del Senato, quando aveva messo all’angolo Matteo Salvini contestandogli le pecche anche istituzionali da lui commesse, avesse evitato di bollare nel j’accuse anche i comportamenti non meno inaccettabili di Di Maio.

Riconoscevo anche che il prof. Conte nei giorni successivi si fosse ravveduto manifestando propositi di maggiore spessore ed  autorevolezza nella ipotesi di condurre un futuro esecutivo.

Purtroppo, però, i suoi buoni propositi sono durati meno che un batter di ciglia se è sottostato da subito ai capricci infantili ed alle scorrettezze istituzionali di Luigi Di Maio.

Infatti il premier Conte come primo atto ha tollerato che il capo politico del M5S non solo gli imponesse il pentastellato Riccardo Fraccaro al ruolo di sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio, ma che gli vietasse anche di nominare come secondo sottosegretario il dott. Roberto Chieppa.

Una vicenda incomprensibile ed invisa agli alleati del PD.

Poiché poi tra i buoni propositi aveva espressa la chiara intenzione di scegliere lui la squadra di “ministri capaci e competenti” (NdR: sono le sue parole!) è apparsa ingiustificabile la decisione di assegnare il dicastero degli esteri alla persona più incompetente ed inadeguata.

Cioè, proprio a quel Luigi Di Maio che nel febbraio 2019, cioè 7 mesi prima, recatosi a Parigi per portare la sua solidarietà ai “gilet gialli”, aveva indotto il governo francese a richiamare il proprio ambasciatore provocando, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, una crisi diplomatica con la Francia, paese tradizionalmente amico.

Ma non basta!

Dopo la cerimonia del giuramento dei ministri nelle mani del Capo dello Stato e conclusosi il primo consiglio dell’esecutivo a Palazzo Chigi, Di Maio ha convocati alla Farnesina tutti i ministri pentastellati per una specie di consiglio ombra, compiendo così un sicuro e grave sgarbo istituzionale nei confronti del premier Conte che, però, non si è fatto un plissé.

Ora è lecito che il capo politico del M5S incontri i suoi ministri, rappresentanti, esperti e collaboratori, per concordare gli indirizzi politici, ma che lo faccia in una sede governativa come il Ministero degli esteri è istituzionalmente scorretto.

Così di scorrettezza in scorrettezza Di Maio ha proseguito convocando ieri, sempre alla Farnesina, una riunione degli esperti economici del M5S per discutere di Ecofin ed Eurogruppo, cioè materia di esclusiva competenza di Roberto Gualtieri che, come ministro dell’Economia e delle Finanze, parteciperà venerdì e sabato proprio alle riunioni Ecofin ed Eurogruppo in programma ad Helsinki.

Per attestare, infine, che non è sua intenzione attenersi alle sollecitazioni del premier Conte che ha invitato tutti i ministri a leale collaborazione, sobrietà e rispetto reciproco dei ruoli e delle funzioni di ogni dicastero, Di Maio che ti fa?

Famelico di protagonismo salta da una intervista all’altra per rilasciare dichiarazioni in materia di sicurezza o di economia, di immigrazione o di istruzione, di investimenti o di lavoro, etc.

È evidente che se il premier Conte non interverrà subito a bollare e condizionare con fermezza i comportamenti, anche istituzionalmente inaccettabili, del capo politico del M5S, non solo incenerirà la sua autorevolezza sul braciere della tolleranza e della rassegnazione, ma sarà solo sua la responsabilità, a breve, di costringere gli alleati del PD a provocare la crisi irreversibile ed irreparabile del governo giallorosso.