La sinistra italiana, o ciò che ne resta, continua a dimostrare un’incapacità cronica di accettare la volontà popolare. L’ultima tornata elettorale ha sancito una netta vittoria del centrodestra guidato da Giorgia Meloni, ma il fronte progressista sembra vivere in una dimensione parallela, un limbo ideologico in cui il solo fatto che la destra governi è di per sé un’anomalia da correggere a tutti i costi.
Non potendo battere la Meloni nelle urne, la sinistra tenta altre vie per farla cadere. Un copione già visto con Berlusconi. L’obiettivo? Indebolire la maggioranza, alimentare un clima di delegittimazione e preparare il terreno per un ribaltone. Tuttavia, nonostante questi tentativi, il governo di centrodestra resta solido e gode del consenso popolare, cosa che manda letteralmente in tilt gli ex comunisti e i loro eredi politici.
A dimostrare quanto fragile e isterica sia oggi la sinistra, è bastato un discorso di Giorgia Meloni alla Camera in cui ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene. “La rivoluzione europea dovrà essere socialista”; “La proprietà privata dovrà essere abolita”; “La metodologia democratica sarà un peso morto”. Parole che hanno fatto esplodere i nostalgici del vecchio PCI, che continuano a idolatrare quel manifesto come una bibbia intoccabile. La premier ha semplicemente sottolineato che questa visione non è la sua Europa, e per questo la sinistra ha reagito con la consueta supponenza e autoreferenzialità che la porta a considerarsi come l’unica detentrice di tutte le verità.
Invece di inchiodare Giorgia Meloni e il suo governo sui problemi reali e concreti degli italiani – stipendi, pensioni, sanità, scuola, caro bollette, trasporto pubblico – la sinistra si impantana ora sull’antifascismo, poi sui diritti LGBTQ e adesso sul Manifesto di Ventotene. Temi che, seppur importanti per alcune frange dell’elettorato, non rappresentano le priorità della maggioranza degli italiani, sempre più preoccupati dalle difficoltà economiche e dalla gestione dei servizi pubblici. Così, mentre la sinistra si perde in battaglie ideologiche, la Meloni continua a governare senza una reale opposizione efficace.
Il clima surreale che circonda la sinistra è ben rappresentato dal recente episodio che ha visto protagonista Romano Prodi. Durante un evento culturale a Roma, l’ex presidente del Consiglio è stato incalzato da una giornalista di Quarta Repubblica, Lavinia Orefici, che gli ha chiesto un commento su un passaggio del Manifesto di Ventotene. La reazione? Stizzita, sarcastica e, quel che è peggio, violenta. “Che cavolo di domanda è? Questo è un modo volgare di fare politica”, ha risposto Prodi, visibilmente infastidito. Poi, in un gesto inaspettato e sconcertante, ha afferrato una ciocca dei capelli della giornalista e l’ha strattonata. Un episodio di una gravità inaudita, che dimostra come anche i mostri sacri della sinistra, quando messi di fronte alle loro contraddizioni, non sappiano far altro che perdere il controllo.
L’episodio Prodi, sebbene grave, è solo la punta dell’iceberg di una sinistra che non sa più chi è né cosa vuole. Incapace di accettare la democrazia quando non le conviene, nostalgica di un passato che non tornerà, aggrappata a una retorica logora e priva di una vera proposta politica. Il centrodestra governa con legittimità e consenso, e nessuna strategia di delegittimazione o isteria ideologica potrà cambiare questa realtà. Che la sinistra lo accetti una volta per tutte, o continui pure a… sbroccare!