Al di là delle dichiarazioni dei 5 stelle, il reddito di cittadinanza, seppur approvato come decreto, non è ancora legge, tanto che leghisti e grillini stanno discutendone ulteriori modifiche e miglioramenti (o peggioramenti a seconda dei punti di vista,) mentre è ancora in discussione presso la Commissione Lavoro del Senato, prima di iniziare il suo percorso in Aula previsto a partire da lunedì 25 febbraio.

L'ultima riguarda quella concordata martedì pomeriggio dopo un vertice a Palazzo Chigi dove erano presenti il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il ministro Riccardo Fraccaro, i sottosegretari Laura Castelli, Claudio Durigon e Massimo Garavaglia.

In cosa consiste? In una ulteriore limitazione alla concessione del reddito, da cui saranno esclusi tutti coloro che avranno cambiato residenza dopo il 1 settembre 2018. Inoltre, a chiunque rilasci false dichiarazioni sarà consentito richiedere nuovamente il reddito solo dopo 5 anni. Infine, per quanto riguarda i servizi sociali da svolgere per chi acceda al reddito di cittadinanza, con l'accordo del Comune e del beneficiario del reddito, questi potranno passare da 8 a 16 ore.

Nonostante il reddito di cittadinanza venga descritto come provvedimento espansivo per far ripartire i consumi interni, fin dalla sua approvazione, il Governo ha dato l'impressione di adoperarsi a restringerne i limiti di applicazione per ridurne la platea, a causa delle scarse risorse a disposizione per finanziarlo.

Una contraddizione palese a cui non sembrano aver pensato i rappresentanti di Lega e 5 Stelle che, oltretutto, dovranno anche fare i conti con il quasi certo rallentamento dell'economia previsto nel 2019.