Martedì il deputato Giovanni Donzelli, in qualità di responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, ha lanciato questo roboante messaggio:
"Boom occupazione, meno tasse, conti in ordine, l'economia che torna a correre, l'Italia che torna centrale in Europa e nel mondo, stop all'immigrazione incontrollata e più sicurezza: tutti i numeri che quando governava la sinistra erano inimmaginabili"...
A sostenere tale presunta evidenza, Donzelli ha poi fotografato la situazione dell'Italia con questa sintesi:
"Boom occupazione, meno tasse, conti in ordine, l'economia che torna a correre, l'Italia che torna centrale in Europa e nel mondo, stop all'immigrazione incontrollata e più sicurezza: tutti i numeri che quando governava la sinistra erano inimmaginabili",
poi spiegata in dettaglio in questa pagina:
Ma la situazione dell'Italia è veramente quella riassunta da Donzelli?
Purtroppo no, perché l'Italia è in fondo alla classifica del G20 per i salari reali. Perché meravigliarsene? Il Governo non ha mosso un dito per agevolare il rinnovo dei contratti per 7 milioni di lavoratori e per allineare gli aumenti delle retribuzioni anche al costo elevatissimo della bolletta energetica più cara d'Europa, inoltre il Governo ha programmato la riduzione del potere d'acquisto dei dipendenti pubblici negando il recupero dell'inflazione reale. In tal modo, dal 2021 al 2025 il prezzo del pane è aumentato del 50%, quello della pasta del 70%, quello dell'olio extra vergine del 130%, ecc. È lo stesso Governo Meloni che si è opposto all'introduzione di un salario minimo di 9 euro all'ora!
E se questo non dovesse bastare a smentire le "novelle" di Donzelli, ci ha pensato questa mattina l'Istat, pubblicando i dati delle condizioni di vita e reddito delle famiglie dal 2023 al 2024...
Il quadro socioeconomico italiano del 2023-2024 rivela un peggioramento delle condizioni di vita per molte famiglie, con un calo del potere d'acquisto e un aumento delle disuguaglianze. I dati mostrano una realtà complessa, caratterizzata da un reddito nominale in crescita ma eroso dall'inflazione, mentre la percentuale di cittadini a rischio di povertà o esclusione sociale continua a salire.
Nel 2023, il reddito annuale medio delle famiglie italiane ha raggiunto i 37.511 euro, con un incremento nominale del +4,2% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, l'impatto dell'inflazione ha ribaltato questa tendenza: in termini reali, il reddito è diminuito del -1,6%, segnando un deterioramento del potere d'acquisto. Questo calo ha lasciato molte famiglie in difficoltà, costrette a fronteggiare rincari di beni e servizi senza un corrispettivo miglioramento delle entrate.
Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana (circa un cittadino su quattro) si trova a rischio di povertà o esclusione sociale, in lieve aumento rispetto al 22,8% del 2023. L'indicatore, che misura chi vive in almeno una delle tre condizioni critiche – rischio di povertà monetaria, grave deprivazione materiale e sociale o appartenenza a famiglie a bassa intensità lavorativa – riflette un peggioramento strutturale:
- La quota di individui a rischio di povertà monetaria rimane stabile al 18,9%, invariata dal 2023.
- La grave deprivazione materiale e sociale scende di un decimale (dal 4,7% al 4,6%), ma resta un fenomeno allarmante, legato alla difficoltà di accedere a beni essenziali come cure mediche o riscaldamento.
- Aumentano invece le famiglie in cui gli adulti lavorano meno del 20% del loro potenziale (dal 8,9% al 9,2%), segnale di un mercato del lavoro fragile e di occupazioni precarie.
Un dato emblematico è l'aumento della disparità economica: nel 2023, il reddito delle famiglie più abbienti è risultato 5,5 volte superiore a quello delle famiglie più povere, rispetto a un rapporto di 5,3 nel 2022. Questo ampliamento del gap conferma una polarizzazione della ricchezza, con una crescente fetta di popolazione esclusa dai benefici della ripresa nominale.
La combinazione di redditi reali in calo, aumento del rischio povertà e disuguaglianze record delinea un'Italia sempre più fragile. Se da un lato l'inflazione sembra sotto controllo, dall'altro il mercato del lavoro e le reti di protezione sociale mostrano criticità persistenti. Servono interventi mirati per sostenere i gruppi vulnerabili, incentivare l'occupazione stabile e ridurre il divario tra chi ha accesso a risorse e chi ne è escluso. Senza un cambio di rotta, il rischio è che la povertà diventi una trappola sempre più difficile da scardinare.
Ora che Donzelli è stato informato della situazione reale del Paese che farà? Lo dirà a Giorgia Meloni perché prenda provvedimenti oppure inizierà a dare del pezzo di m..da a tutti coloro che lo hanno sbugiardato?