Nel 2022, in Italia, 87.192 coppie hanno fatto ricorso alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), con un incremento rispetto alle 86.090 del 2021. Di queste, il 77,2% (74.099 coppie) ha utilizzato gameti propri, mentre il 22,8% (13.093) ha optato per gameti donati. A confermarlo è la Relazione 2024 trasmessa al Parlamento dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che analizza l’attuazione della Legge 40/2004 e l’attività dei centri PMA nel 2022.  

I cicli di PMA avviati nel 2022 sono stati 109.755, in aumento rispetto ai 108.067 dell’anno precedente. Di questi:  

  • 94.624 con gameti della coppia (86,2%), suddivisi in 13.194 cicli di I livello (inseminazione semplice) e 81.430 di II-III livello (fecondazione in vitro);  
  • 15.131 con gameti donati (13,8%), di cui 588 di I livello e 14.543 di II-III livello.  

I bambini nati grazie a queste tecniche sono stati 16.718, pari al 4,3% dei 393.333 nati vivi in Italia nel 2022 (dati Istat). Un dato in lieve crescita rispetto ai 16.625 del 2021, con un +0,5%.  

In Italia operano 333 centri PMA: 98 pubblici, 20 privati convenzionati e 215 privati. Di questi, 133 sono di I livello e 200 di II-III livello. Nonostante i privati siano numericamente superiori (215 vs 118 tra pubblici e convenzionati), il 62,7% dei cicli con gameti propri viene effettuato nelle strutture del SSN (pubbliche + convenzionate). Al contrario, per i cicli con gameti donati, il 72,5% avviene in centri privati.  

Emergono però disuguaglianze geografiche: al Nord e al Centro si registra un’offerta di cicli superiore alla media nazionale, mentre al Sud l’accesso è più limitato. Inoltre, molti centri di II-III livello svolgono un numero ridotto di procedure: solo il 32,5% supera i 500 cicli/anno, contro una media europea del 50,1%.  

L’età media delle donne che accedono alla PMA con gameti propri è di 36,7 anni, superiore alla media europea (35 anni). Chi utilizza ovociti donati ha un’età media di 41,9 anni, mentre per chi ricorre a seme donato scende a 34,6 anni. L’età materna avanzata rimane la principale indicazione per l’uso di ovociti donati, spesso legata a infertilità fisiologica più che a patologie specifiche.  

Nonostante l’aumento dei cicli, si osserva una flessione delle percentuali di gravidanza, attribuita alle scelte terapeutiche come il “freeze-all” (crioconservazione degli embrioni) e all’età media elevata. Tuttavia, migliorano gli esiti cumulativi delle gravidanze dal 2011 in poi. Diminuiscono anche i parti gemellari e trigemini (-1,3% e -0,1% rispetto al 2021), grazie alla riduzione degli embrioni trasferiti per ciclo, in linea con gli standard europei.  

Il ministro sottolinea la necessità di:  

  1. Ridurre le disparità regionali nell’accesso alla PMA, potenziando l’offerta pubblica e convenzionata;  
  2. Migliorare la qualità dei dati raccolti per garantire trasparenza e sorveglianza epidemiologica;  
  3. Promuovere campagne informative sui rischi legati all’età avanzata e sulle probabilità di successo delle tecniche;  
  4. Sostenere la ricerca e destinare risorse finanziarie alle Regioni per implementare i servizi, come previsto dalla Legge 40/2004.  


In conclusione, la PMA rappresenta una risposta sempre più rilevante al calo demografico, ma servono politiche mirate per renderla accessibile, sicura e uniforme su tutto il territorio nazionale. L’invito è a non trascurare l’impatto dell’età materna e a investire in un sistema sanitario inclusivo, in grado di accompagnare le coppie in un percorso tanto delicato quanto fondamentale.