Bagnasco apre a Genova la sessione del Consiglio Episcopale Permanente perché è diventata prassi che una sessione venga effettuata in una Diocesi che ospiterà un evento della Chiesa Italiana. E proprio a Genova, dal 15 al 18 settembre, infatti, si terrà il Congresso Eucaristico Nazionale.

L'intervento di Bagnasco si è aperto su un riassunto dell'azione di Papa Francesco in occasione del suo terzo anno di pontificato. Successivamente, il presidente della CEI ha poi ricordato le persecuzioni dei cristiani nel mondo ed il dramma dei migranti.

Proseguendo, Bagnasco ha poi indicato le difficolta del  «clima che tutti respiriamo e che vuole cambiare le categorie elementari dell’umano, categorie che non sono confessionali e che – nella loro sostanza - appartengono all’umanità intera. Si vuole ridefinire – così si dice – i fondamenti non solo del vivere insieme, ma anche del vivere con se stessi, del pensarsi come persone, come libertà e amore, come famiglia e società, come vita e morte nel loro naturale intreccio. Questo clima, aggressivo nei confronti di chi la pensa diversamente, esalta a gran voce democrazia e libertà, ma a condizione che nessuno esca dalle righe stabilite, come se esistesse un diritto di cittadinanza condizionata».

Da qui, l'esortazione a raccogliere l'invito di Papa Francesco a costruire ponti: «La via è quella dell’ascolto, della valorizzazione di ciò che unisce, del progettare insieme la dove è possibile, del cercare soluzioni, del contribuire al bene comune: in una parola è la via del dialogo, ricordando che “il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti».

Infine, nell'ultima parte del suo intervento, Bagnasco tratta dei problemi concreti della gente: «La prossimità della Chiesa al popolo è quotidiana: è la vita e la missione di noi Vescovi insieme al nostro Clero. Da sempre cerchiamo di fare, senza chiasso, il nostro dovere di solidarietà evangelica, attraverso innumerevoli interventi e organizzazioni, per rispondere a bisogni antichi e nuovi. Non vogliamo sbandierare nulla né ricevere medaglie; desideriamo solo di avere la grazia di poter continuare – e se possibile intensificare – l’aiuto a quanti – sono moltitudini – bussano fiduciosi alla porta delle Parrocchie. Qualche ombra, che a volte dolorosamente si constata, non deve oscurare né screditare l’operato limpido e generoso di moltissimi operatori – sacerdoti, consacrati e laici – che servono con gratuità e sacrificio di energie, tempo, denaro».

E la famiglia diventa il simbolo di queste difficoltà, con una minore e sempre più accentuata denatalità a cui si aggiunge una importante migrazione dal paese, citando dati Istat.

«La famiglia, grembo della vita, e l’occupazione, sono le cose concrete a cui il popolo guarda con preoccupazione crescente. Ed è su queste emergenze che la gente vuole vedere la politica impegnata giorno e notte per misure urgenti e concrete. [...] Come è stato detto altre volte, la deriva individualista, radicale e liberista, non intende fermarsi: mentre riaffermiamo con tantissima gente che avere dei figli è un desiderio bello e legittimo, così è diritto dei bambini non diventare oggetto di diritto per nessuno, poiché non sono cose da produrre. Tanto più che certi cosiddetti diritti risultano essere solo per i ricchi alle spalle dei più poveri, specialmente delle donne e dei loro corpi. [...] Fa parte dell’umanesimo pure la constatazione che la vita nessuno se la può dare e quindi togliere; che mai, in nessuna sua fase, può essere manipolata e distrutta; che sempre deve essere rispettata e mai può essere soppressa anche quando l’intenzione appare buona; che l’accanimento terapeutico è una cosa, mentre l’eutanasia e il suicidio assistito sono tutt’altro».