Questi due giorni di “crisi di governo” sono stati per me una preziosa lezione di vita, stranamente mi ha permesso di fare un bilancio della mia vita, mi ha fornito riscontri e conferme. Mai come in questo momento molti dovrebbero riflettere con onestà su quanto sta succedendo e chiedersi quanta responsabilità spetta a ciascuno che in un parlamento vi siano personaggi di quel genere che tutto rappresentano fuorché le istanze dei cittadini. La presenza del M5S ha disvelato impietosamente l’essenza dello spirito che governa l’agire di buona parte di un’espressione deviata della democrazia. E’ tempo di abbandonare pregiudizi, false ideologie, egoismi e pericolose ambizioni e cercare nuovi e più nobili punti di riferimento sui quali lavorare e far crescere una nuova società civile. Se si vuole far sopravvivere la democrazia e l’impulso ideale e nobile che rappresenta occorre modificare il nostro atteggiamento interiore verso noi stessi e verso gli altri.
Ieri i senatori di questa derelitta repubblica hanno mostrato nel bene e nel male lo spirito che guida il loro agire, un agire che si riverbera sulle nostre esistenze. Ho seguito il dibattito sia alla Camera che al Senato, i deputati hanno usato toni sostenuti per manifestare il loro dissenso o accordo con la politica del governo, sono volate battute forti ma hanno, in un certo senso, rispettato i limiti. Lo spettacolo offerto dai senatori è stato significativo, nel bene e nel male, spero che i cittadini (visto che adesso hanno un po’ di tempo a causa della pandemia) abbiano prestato orecchio a quanto è stato esternato da coloro che dovrebbero rappresentare lo spirito di saggezza e di prudenza dovuto al loro ruolo istituzionale.
In particolare mi ha colpito l’intervento di tre donne: la splendida figura della senatrice Segre che ha testimoniato la sua libertà di pensiero recandosi a votare nonostante i rischi che stava correndo per la pandemia in corso. Questa donna ha fatto gettare la maschera a Salvini che nella sua meschinità ha dichiarato che un esponente dei 5S aveva detto che i senatori a vita restavano “in vita troppo a lungo”. Lo ha ripetuto più volte probabilmente non si è accorto del disgusto che stava suscitando: un soggetto del genere è meglio che si ritiri dalla politica, si trovi un campicello da coltivare e mediti sul fatto che è il peggior nemico di sé stesso.
La senatrice Segre è la testimonianza di coloro che hanno vissuto l’orrore di un regime totalitario e razzista che è sopravvissuto, si è mutato in peggio e agisce avvelenando la vita civile di questo paese. Purtroppo la gente ha la memoria corta: i giovani sappiano che se possono godere di una vita facile, possono studiare, viaggiare, avere una casa più o meno confortevole, sicurezze e quant’altro lo deve a quella generazione di “vecchi” da buttare nel cesso e tirare la catena che hanno lavorato, patito la fame, i lutti, la distruzione di un paese, l’analfabetismo, i sacrifici e le umiliazioni da parte di chi non volevano riconoscere loro la dignità e le “pari opportunità” che oggi vengono sbandierate ad ogni occasione utile. Si è visto quello che è successo nelle RSA nel momento che è andato in crisi il sistema sanitario d’eccellenza della Lombardia, Fontana & C. hanno pensato a contenere le perdite (non certo di vite umane) ricoverando insieme agli anziano soggetti contagiosi che li hanno uccisi.
Questo è un paese che ha la memoria debole e questo costituisce un elemento particolarmente pericoloso, la destra è l’unica che ha mantenuto la sua identità, si è evoluta in peggio e costituisce un reale pericolo per tutti noi che abbiamo respirato una boccata di democrazia. Attenzione che sotto le ceneri c’è brace ardente che può bruciare tutti i più elementari principi di umanità.
Mi ha colpito in particolar modo la violenza e il disprezzo dei senatori e senatrici di FI e della Lega verso il premier Conte nell’esprimere il loro dissenso e la presunzione di autodefinirsi gli unici capaci di prendere in mano le redini del potere e guidare questo paese alla salvezza: personalmente mi è bastato e avanzato per altre tre vite Berlusconi & C.; per quanto riguarda la Lega la considero un pericolosissimo fenomeno secessionista, anticostituzionale e totalitarista dietro il quale si celano (ma poi neanche tanto) l’imprenditoria senza scrupoli che agisce esclusivamente per profitto. Vi è stata una senatrice Alessandra Maiorino del M5S che alla denigrazione del premier ha risposto con dignità esponendo con molta chiarezza che nell’arco dei due anni non sono stati con le mani in mano ma hanno lavorato duramente soprattutto con l’evento di una pandemia che ha colto tutti di sorpresa aggravando una situazione già critica. Dovendo scegliere una parte hanno scelto di proteggere il “capitale umano”.
Mi ha colpito l’umanità e la passione della senatrice ambientalista, in lei ho ritrovato le qualità civili e morali che dovrebbero essere gli elementi portanti per affrontare un incarico parlamentare. E’ una donna che ha parlato con il cuore e l’amore per madre natura che ogni giorno viene umiliata, offesa e depredata per profitto: la maggior parte dei cittadini hanno dimenticato che difendere la natura dagli speculatori significa difendere la nostra esistenza e quella delle generazioni future, coloro che hanno difeso l’ambiente sono stati falcidiati perché si sono scontrati con immensi interessi che hanno come contropartita l’annientamento della natura e il conseguente genocidio per gravi patologie mortali che colpiscono tutti attraverso l’inquinamento dei cibi, dell’acqua e dell’aria che dovrebbero essere considerati elementi vitali sacri.
Voglio sottolineare altri aspetti che, a mio avviso, sono stati dibattuti abbastanza efficacemente da alcuni senatori: il distacco dalla vita reale da parte di chi si dedica alla politica offendo un pessimo servizio ai cittadini. Ormai il “mestiere” del politico consiste nel favorire gli interessi delle caste preesistenti e quelle emergenti soppiantando lo “spirito di servizio” allo Stato, nel Parlamento che dovrebbe rappresentare i cittadini italiani è stata eletta anche la collezione privata di prostitute di un premier e altre “belle donne” appartenenti allo stesso giro sono state sistemate in molti settori istituzionali: si mormora che il futuro è donna, speriamo bene! Questa trasformazione è avvenuta gradualmente negli ultimi trent’anni. Ormai il potere politico non ascolta più la voce della gente comune, vive in un limbo dorato e ha perso il senso della realtà, non percepisce più il “rumore” del quotidiano, preferisce il silenzio delle lussuose dimore del potere.
La stampa non scrive della realtà ma si nutre delle opinioni di questa gente sradicata dalla realtà. C’è un abisso che ormai separa i cittadini dai loro rappresentanti. Molti di noi hanno perduto la capacità e il valore del libero pensiero, le nostre coscienze vengono manipolate soventemente attraverso la disinformazione e le falsità che circolano ben confezionate che traviano la capacità di riflettere correttamente: occorre riappropriarci di questa libertà e portare la realtà all’interno dei palazzi del potere.
Affiora inoltre un altro elemento estremamente interessante, al di là della sigla il PD ha una crisi di identità, ha abbandonato l’ideologia comunista ma cercando una collocazione politica ha perduto i suoi tratti identificativi trasformandosi in un ibrido. L’elettorato lo ha abbandonato perché non trova un punto di riferimento né pratico né ideale infatti i vertici si sono estraniati dalla base privilegiando i palazzi del potere, hanno usato un elettorato compiacente per garantirsi una carriera politica. Non vi è più alcuna differenza tra sinistra e destra.
Il PD grazie alla partecipazione al governo attuale ha l’occasione di promuovere un rinnovamento interno, rivedere gli errori commessi in questi ultimi decenni che li ha allontanati dai cittadini perché ha scelto di non rappresentare più le istanze della popolazione più vulnerabile, i giovani soprattutto, le persone che si trovano a rischio di perdere il lavoro, coloro che si trovano in gravi difficoltà: si sono seduti alla “tavola” della politica e hanno approfittato come gli altri.
Ciò che mi ha offeso non solo come cittadina ma come persona sono stati gli insulti e il disprezzo verso il premier Conte che è stato trasformato strumentalmente in un capo espiatorio ma si sta rivelando, suo malgrado, un termine di contraddizione per molti suscitando per questo forti risentimenti: è un indipendente che tra mille difficoltà sta guidando una coalizione che il sistema elettorale ha obbligato ad accordarsi per dar vita ad un esecutivo perché l’alternativa era un ritorno alle urne.
E’ a Conte che i paesi europei guardano per il buon fine dei finanziamenti europei destinati all’Italia, lo hanno eletto di fatto “garante” dell’operazione di rinnovamento del nostro Paese in quanto il debito è solidale e non sono disposti a farsi sfruttare dai “soliti parassiti”. Non è stato facile per lui ottenere tutto questo e nessuno gliene ne ha riconosciuto il merito, anzi! Il premier Conte non è una fattispecie speciale, è un uomo che il destino ha portato ai vertici del potere e questa esperienza lo sta raffinando. E’ nella sua dignità, è nel rinunciare alla polemica sterile spendendo il suo tempo per cercare di costruire qualcosa di diverso e concreto per la collettività che si manifesta la sua trasformazione. Non abbiamo bisogno di eroi o salvatori della patria ma di persone oneste, concrete, che sappiano dire di no alle lusinghe e a patti scellerati e possano condurre fuori da questa grave situazione un Paese in bancarotta fraudolenta.
Si può fare di più, si può fare meglio, si commetteranno altri errori, questo è il problema di tutti gli esseri umani ma quando si è parte integrante di un governo non si può passare il tempo a criticare sterilmente chi lavora per risolvere una situazione difficile come questa, soprattutto da chi si è cimentato nel passato nello stesso ruolo senza apprezzabili risultati, lasciando il Paese in condizioni peggiori somministrando rimedi/placebo per illudere un elettorato compiacente e nel contempo soddisfare il proprio ego e gli interessi di caste. Al di là dei punti di vista personali sono stati aperti gli armadi della partitocrazia ed è un via vai di scheletri.
Bisogna ammetterlo che tra il successo elettorale del M5S e la pandemia, l’Italia ha molto su cui riflettere.