Domenica 16 agosto nella borgata marinara di Sferracavallo a Palermo,  post Ferragosto, una giornalista  viene brutalmente  aggredita mentre  filma  tendopoli  e assembramenti in spiaggia, in barba a leggi e decreti anti coronavirus. Alla cronista di Palermo Today prima assalita verbalmente con  parolacce, frasi intimidatorie,   non vengono risparmiati  calci, pugni, testate e, quando  un'amica scende dall'auto per soccorrerla, l'inferocito gruppo composto soprattutto da donne, le picchia entrambe. 

Interrompono l'aggressione i carabinieri,  chiamati in aiuto dai colleghi che stavano effettuando “difficili” controlli sulle spiagge e che erano in zona per caso: la due donne fuggono verso l'ospedale Cervello, dove una prognosi di cinque giorni verificherà le conseguenze delle violenze subite.

L' omertà dei presenti

Oltre alla furia insensata che oltrepassa ogni limite, ciò che ferisce di più – e  mi riferisco all'anima della società civile – è ancora una volta l'omertà dei presenti.

Nella chiara differenza fra immoralità e amoralità – francamente non so quale delle due  sia la peggiore - l'indifferenza (indiretta solidarietà con i colpevoli) di coloro che guardano, pusillanimi e arroccati nella paura di ricevere a loro volta il rigurgito della violenza,  con le spalle voltate di fronte al reato e, alla fine, soddisfatti di sé stessi e del loro mutismo. 

Sembra dunque stupirsi  il Presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, con l'affermazione rilasciata alla stampa: “L'episodio costituisce un pericoloso campanello d'allarme sul clima d'odio e intolleranza che si respira anche nell'isola, persino verso quanti, come i giornalisti, sono chiamati solo a fare il loro dovere”...

sottintesa  la tensione del periodo pandemia e relative restrizioni.

C'è invece da stupirsi del suo stupore: comportamenti di massa come questi sono all'ordine del giorno, basta dare un occhiata alla cronaca quotidiana. 

Il pensiero radicato del “soggetto forte” che  prevarica soggetti individuati come “deboli”, l'affermazione coatta delle proprie intenzioni, decisioni, comportamenti, non si ferma di fronte a codici, leggi, ordinanze, ma soprattutto “guai a te se mi  ricordi che infrango le leggi". 

Assostampa esprime solidarietà nei confronti della collega. Mi unisco nell'augurarle una pronta guarigione, mentre nell'intimo nutro la speranza che tutti rimangano uniti nel portare gli autori dei reati sui banchi della Magistratura.

Al di là dei fatti, rimane un senso di disgusto, un indelebile ricordo di  violenza senza misura, incontrollata, che firma nel quotidiano con l'unghia affilata della  rabbia, mentre riemergono le immagini della Storia, quando  certi personaggi venivano puniti facendo loro indossare maschere di ferro per sopprimere le offese  e gli si incatenavano le mani per renderle inutilizzabili.