Del futuro di Alitalia si è discusso giovedì al ministero dello Sviluppo economico in un incontro tra Di Maio e i sindacati.
Come sarà strutturata la nuova azienda? Secondo il ministro dello Sviluppo, Mef e Ferrovie dello Stato deterranno oltre il 50% del capitale, senza però specificarne il limite massimo. Al 31 marzo, inoltre, sarà presentato da Ferrovie il piano industriale che era stato annunciato per fine gennaio.
La presenza dello Stato non esclude quella di ulteriori partner. Alcuni hanno già annunciato la volontà di far parte del progetto, come Delta Airlines e Easyjet, seppure manchi per il momento un accordo vincolante. Air France si è sfilata dopo lo scontro diplomatico tra Parigi e Roma.
Di Maio ha dichiarato di voler garantire nella nuova compagnia sia i diritti dei lavoratori di Alitalia, così come gli attuali livelli occupazionali. Un passaggio non di poco conto.
Infatti, secondo quanto dichiarato da un membro del consiglio di amministrazione di Lufthansa, compagnia che aveva manifestato l'interesse per entrare in Alitalia, la nuova azienda per essere competitiva dovrebbe effettuare una riduzione del personale di circa 3mila dipendenti. Un problema che sembrerebbe essere stato sollevato anche da Delta e Easyjet.
Dal canto loro i sindacati hanno ribadito l'importanza di poter essere interpellati sulla messa a punto del piano industriale e di non volersi trovare messi di fronte ad una tavola già apparecchiata. Va bene la volontà di rinnovare la flotta... ma per fare cosa?
Il tutto deve essere finalizzato ad un piano che rilanci gli investimenti e consenta ad Alitalia di rafforzarsi sul lungo raggio con nuovi aerei... naturalmente senza tagli occupazionali o ipotesi di riduzioni salariali.
Quasi la metà del prestito ponte di 900 milioni di euro concesso dallo Stato ad Alitalia è già stato speso. In cassa, ad oggi, rimangono 506 milioni (oltre a 197 milioni di depositi), cifra che dovrebbe essere sufficiente per arrivare al giorno in cui comincerà ad operare la nuova società.