Il "dura minga..." degli anni '30 di Vittorio De Sica e Umbero Melnati, ripreso poi da Ernesto Calindri e Franco Volpi negli spot di Carosello, si adatta perfettamente a descrivere la situazione in cui già versa il governo di coalizione guidato da Mario Draghi.

Dopo poco più di un mese dalla sua nascita, Matteo Salvini ha deciso che è arrivato il momento di iniziare a fare l'attività che meglio gli riesce, quella di disconoscere le scelte dell'esecutivo di cui fa parte anche il suo stesso partito ed approvate anche dai suoi stessi ministri, iniziando a lanciare strali nei confronti del nemico di turno... finché gli strali non finiranno per essere lanciati anche nei confronti dello stesso premier Draghi.

Così Salvini si è espresso oggi, durante una diretta televisiva a 7Gold, riguardo a Speranza e Franceschini ritenuti da lui unici responsabili delle chiusure anti-Covid:

"Quello che abbiamo chiesto al premier Draghi è che dopo Pasqua in base ai dati scientifici occorre riaprire dove si può riaprire. Non è possibile che se Speranza o Franceschini vedano rosso tutta Italia debba essere rossa. Se la situazione lo consente, occorre riaprire, non c’è Speranza che tenga. Tenere chiuso dopo Pasqua anche se la scienza dovesse dire che si può riaprire è sequestro di persona. Chiederò un incontro a Draghi sulle riaperture"... "Perché devi dire che milioni di italiani debbano restare chiusi per tutto aprile, che senso ha? È una scelta politica e ideologica. Sono stufo di scelte politiche sulla pelle degli italiani"..."Con Draghi ho un ottimo rapporto perché è una persona concreta e pragmatica. Con qualche ministro di sinistra è più complicato. Quando l’ideologia prevale sulla scienza è più difficile".

È sempre difficile pretendere di estrarre una qualche motivazione logica dalle dichiarazioni di Salvini, per cui capire quale possa essere il nesso tra una qualsiasi ideologia e la diffusione del contagio da Covid è una questione su cui solo gli indovini (e chi presta loro fiducia) potrebbero esprimersi. 

Molto più semplice, invece, spiegare le sue parole circoscrivendole al semplice perimetro della propaganda, unico supporto ai temi politici promossi da Salvini, le cui dichiarazioni danno risalto a ciò che in un preciso momento la maggioranza degli italiani vorrebbe sentirsi dire.

La svolta europeista con il sostegno a Draghi è costata a Salvini un netto calo nelle preferenze degli italiani, tanto da essere sorpassato di ben 7 punti dall'alleata Giorgia Meloni nella classifica dei leader, mentre il suo partito, la Lega, ormai sta arretrando verso il 21% con FdI che continua a macinare consensi, tanto che con il suo attuale 18% sta quasi per sorpassare il Partito Democratico (fonte Dire/Tecnè).

Quindi, per riguadagnare il consenso perduto, per Salvini è necessario tornare a fare opposizione, iniziando a disconoscere dell'attività del governo le iniziative che di volta in volta riterrà meno convenienti alla sua auto-promozione, ovviamente facendone ricadere la responsabilità su ministri o partiti avversari. 

Quando faceva parte del cosiddetto governo gialloverde, le pagliacciate di Salvini sono andate avanti per mesi. Adesso non resta che vedere se Pd e sinistra radicale avranno la stessa pazienza, o la stessa convenienza, nel far finta di non vederle.