Il terremoto  delle coscienze in atto, provocato  dal terrorismo mediatico riguardo le notizie della pandemia contagiosa ’’Coronavirus’’, causata da un virus sconosciuto ai vaccini tradizionali, sta  creando  un cortocircuito nella coscienza collettiva, e lo shock che ne deriva, costringe, tramite il meccanismo del  caos, a riorganizzare il pensiero verso  forme più complesse e creative.

LA TERAPIA  D'URTO È DI ORDINE  SPIRITUALE. Quello che vale  per la nostra salute individuale  si può traslare alla dimensione della comunità. Abbiamo la grande occasione di prendere coscienza che viviamo in una società malata nel profondo. Approfittiamo di questa grande occasione non per pensarci eterni ma per riscoprire la gioia di una pienezza di vita del qui ed ora. Una gioia da condividere costruendo nuove reti di comunità solidali. È illusorio pensare di salvarsi da soli alzando muri in ogni dove. I muri sono contagiosi più  del virus ma noi possiamo abbatterli se avremo il coraggio di “capovolgere il mondo”.

Il rapporto tra mente e corpo – come affermato  dal  Prof. Veronesi - è sempre stato un dilemma, da quando è nata la civiltà. Nel campo medico la regola, fino al 1600-1700, era che la Medicina dovesse essere olistica e dovesse avere il compito di curare corpo e mente simultaneamente, proseguendo l’idea platonica di “Curare l’anima, se si vuole curare anche il corpo”. Nel 1600 qualcosa cambiò: si incominciarono a fare le autopsie, poiché la Chiesa accordò il suo permesso. Si scoprì, così, che il nostro corpo non è altro che una sommatoria di organi, tenuti  insieme da quell’involucro che è la nostra pelle.

La scienza ha aperto questo involucro e ha cominciato ad analizzare ogni organo. Così ha avuto inizio la medicina d’organo e super-specialistica. La scienza ha compiuto progressi clamorosi, creando specializzazioni sempre più circoscritte: chi cura il rene non cura il polmone, chi cura il polmone non cura il cuore, e via dicendo. Questo certamente ha regalato progressi straordinari, che viviamo ancora oggi, ma il rovescio della medaglia di una conoscenza sempre più approfondita e specializzata è rappresentato dal fatto che la medicina tende gradualmente a dimenticare la ‘’persona’’, obiettivo finale di questa disciplina.

Non si può curare una persona senza sapere chi abbiamo davanti. Io penso che la medicina del futuro dovrà essere, invece, la medicina della persona, proprio per un’esigenza diffusa di tornare a una cultura olistica, che non perda di vista l’uomo o la donna da curare nella loro interezza. La malattia colpisce un organo, è vero, ma viene elaborata dalla mente. «E’ facile togliere un tumore al seno, ma bisogna anche toglierlo dalla mente, dal pensiero, e curare la ferita che si è creata anche a livello della psiche».

Oggi si fanno le diagnosi e gli esami, si stabiliscono le terapie, ma diventa un po’ come consultare il manuale del cemento armato per gli ingegneri, e questo non va bene, perché si perde di vista la conoscenza del malato. Occorre ascoltare  completamente il paziente per capire il suo vero Essere e come poterlo  curare adeguatamente  .

Riscoprire i valori Umani, imparare dalla Vita. Imparare dalla vita i corsi più appropriati, le lezioni più profonde, gli insegnamenti più sentiti, l’amore trasmesso dalla Vita che, pur di tramandare se stessa - migliorandosi in continuazione - ci fornisce tutti gli elementi necessari per la nostra crescita, evoluzione e comprensione. Imparare dall’esperienza propria e degli altri, dalla storia, dalle società, dagli usi e dai costumi. Questa è una verità dalla quale, nessuno dovrebbe prescindere.

L’Amore è la miglior cura per non ammalarsi .Non è facile come sembra, anche perché richiede un grande sforzo di volontà per applicare una serie di buone qualità che tutti noi possediamo, facendolo però senza motivazioni apparenti, forzate o indotte o cercate in qualunque altra persona. L’ unica motivazione è amarci al punto tale da prenderci cura di noi, intimamente.

Applicando:

l’umiltà, nell’ascoltare gli altri e senza giudicare;- la disponibilità nel ricevere da altri, ma nel dare poi ad altri ancora le nostre storie, i racconti, la voglia di trasmettere gioie e dolori e di raccontare senza paure o prevenzioni, quanto questi ci hanno e quanto ci hanno tolto;

la sensibilità nell’osservazione dei nostri fratelli, nel guardare gli occhi lacrimanti di un vecchio o la desolazione di un cane abbandonato, o la tristezza di una collina spoglia devastata da un incendio.

Esiste un linguaggio che non rientra in nessuna categoria e che per questo appartiene a tutti: è quello con cui parlano i pianeti e le loro lune, i venti e le maree, i delfini e le cime dei monti più alti... e noi, quando non ci camuffiamo con formalismi, orgogli e convenzioni, o quando amiamo: è la lingua dell’Universo.

Questa lingua arriva direttamente dentro ognuno di noi, e quando ci degniamo di ascoltarla ci racconta - senza passare per la nostra mente - le storie di ognuno e le storie di tutti. Ci smuove emozioni e lacrime di cui la testa non capisce il motivo, ci rende aperti e ricettivi al mondo intero e così facendo ci insegna a vivere e ad amare. Siamo tutti allievi e tutti insegnanti, uno per l’altro.

M. Gabriella Lavorgna
Pres. Fondazione no profit Il Mandir della Pace