"Un passo importante sulla via della vittoria".

Queste le parole con cui Volodymir Zelensky ha commentato l'annuncio ufficiale da parte del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dell'invio a Kiev di  31 carri armati M1 Abrams, compreso il supporto per l'addestramento al loro utilizzo e al materiale necessario per gestione e manutenzione.

Durante la conferenza stampa organizzata per ufficializzare una notizia ormai già data per certa da ieri, alla domanda di un giornalista sul perché gli Stati Uniti avessero finalmente deciso di inviare i carri armati in Ucraina e se la decisione fosse arrivata dopo le pressioni della Germania, Biden ha risposto dicendo che voleva assicurarsi che gli alleati occidentali agissero in coordinamento, precisando che 

"la Germania non mi ha costretto a cambiare idea, Volevo assicurarmi che fossimo tutti uniti... così come stiamo adesso".

Biden ha poi lasciato la briefing senza rispondere ad altre domande.

Gli Abrams, finora, non erano stati inviati a Kiev perché il Pentagono ne aveva sconsigliato l'utilizzo. Il motivo principale è legato alla logistica e riguarda non solo i pezzi di ricambio, scarsi... ma il carburante per alimentarli, che è particolare e non compatibile con quello usato dagli ucraini per altri mezzi corazzati. Essendo un carro armato un'arma di offesa impiegata a conquistare il territorio, è evidente che dopo alcune centinaia di chilometri questi mezzi dovranno fare rifornimento e dovranno avere forniture speciali di carburante con tutti i problemi che ciò comporta. Difficile credere che i russi concedano dei time out agli ucraini per fare il pieno agli Abrams e riprendere poi la guerra non appena pronti.

Se poi aggiungiamo il fatto che il processo di finanziamento per l'invio dei carri armati potrebbe richiedere settimane, se non mesi, l'annuncio di Biden appare sempre più legato alla necessità di liberare il cancelliere Scholz dal peso di essere stato lui, di sua iniziativa, con la consegna dei Leopard 2 a dare il via ad un'escalation militare che potrebbe essere incontrollabile.

Pertanto, la vera notizia è che la Germania e gli altri Paesi europei che ne sono in possesso adesso invieranno i propri Leopard 2 in Ucraina e potrebbero essere operativi entro poche settimane. La Polonia ne ha già messi a disposizione 14, mentre quelli tedeschi entro tre mesi. Il primo ministro olandese Mark Rutte, in un'intervista pubblicata ieri, ha affermato che i Paesi Bassi stanno valutando la possibilità di consegnare 18 Leopard 2 all'Ucraina, mentre il ministro della Difesa svedese, Paul Johnson, ha dettodi non escludere l'invio dei suoi carri armati Stridsvagn 122 dopo il via libera della Germania ai suoi Leopard. 

Nella sua conferenza odierna, il presidente Usa ha sottolineato che l'assistenza militare a Kiev non rappresenta una minaccia per la Russia. Secondo quanto ha dichiarato, gli Stati Uniti intendono difendere la Carta delle Nazioni Unite e la decisione di fornire attrezzature all'Ucraina è stata "un'altra prova dell'unità dell'Occidente" su questo tema.

La Russia la pensa però in maniera del tutto diversa, tanto che già prima dell'annuncio aveva inviato una nota ai paesi NATO in cui il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha sottolineato che qualsiasi invio di munizioni e attrezzature militari a Kiev diventerà un obiettivo legittimo per le forze aerospaziali russe e che gli stati dell'Alleanza del Nord Atlantico stanno "giocando con il fuoco" fornendo armi e munizioni al regime di Kiev.

Mercoledì, in un discorso agli studenti Vladimir Putin ha dichiarato che 

"l'obiettivo [dell'operazione militare speciale], come ho già detto molte volte, è principalmente quello di proteggere il popolo e la stessa Russia dalle minacce che le vengono poste sulle nostre terre storiche che confinano con il nostro territorio. Non possiamo permettere che ciò accada".