Mettere immediatamente fine ai trasferimenti di armi, componenti e munizioni a Israele e ai gruppi armati palestinesi, dato il rischio che siano usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

È l’appello lanciato oggi alla comunità internazionale da 16 organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Oxfam e Save the Children.

I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile della Striscia di Gaza delle risorse indispensabili per sopravvivere e stanno rendendo inabitabile la Striscia. Attualmente, la popolazione civile di Gaza sta affrontando una crisi umanitaria di gravità e dimensione senza precedenti.

A loro volta, gli attacchi condotti dai gruppi armati palestinesi hanno causato l’uccisione di circa 1200 civili e la cattura di ostaggi, israeliani e non, bambini compresi, oltre 130 dei quali tuttora trattenuti all’interno della Striscia di Gaza.

I gruppi armati di Gaza continuano a lanciare indiscriminatamente razzi contro i centri abitati israeliani, interrompendo la frequenza scolastica, costringendo persone a lasciare le loro abitazioni e minacciando la vita e il benessere dei civili. La presa di ostaggi e gli attacchi indiscriminati violano il diritto internazionale umanitario e devono cessare immediatamente.

Organizzazioni umanitarie, gruppi per i diritti umani, funzionari delle Nazioni Unite e oltre 153 Stati membri chiedono un immediato cessate il fuoco.

Israele, tuttavia, continua a usare armi e munizioni esplosive in zone densamente popolate di Gaza, con terribili conseguenze per la popolazione. I leader mondiali hanno sollecitato Israele a ridurre il numero delle vittime civili, ma le operazioni militari israeliane a Gaza continuano a causare un numero di vittime senza precedenti, come recentemente segnalato dal Segretario generale delle Nazioni Unite. Gli Stati membri hanno perciò la responsabilità giuridica di usare tutti i mezzi possibili per pretendere una migliore protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario.

L’unica speranza per Gaza, ossia una risposta umanitaria finanziata a livello internazionale, è impedita in questo momento dall’intensità dei combattimenti: i convogli di aiuti sono presi di mira, ci sono frequenti blackout delle comunicazioni, le strade sono danneggiate, sono imposte limitazioni alle forniture essenziali, è quasi del tutto vietato l’ingresso di prodotti commerciali e ci sono procedure burocratiche da superare per portare aiuti all’interno di Gaza.

Le azioni militari israeliane hanno distrutto una parte rilevante delle case, delle scuole, degli ospedali, delle infrastrutture idriche, dei rifugi e dei campi per rifugiati della Striscia di Gaza. I bombardamenti indiscriminati in corso e i danni sproporzionati che causano regolarmente ai civili sono inaccettabili.

L’Alto commissario per i diritti umani ha lanciato l’allarme sull’alto rischio che vengano compiuti “crimini di atrocità[1] a Gaza e ha sollecitato tutti gli Stati a impedire che ciò avvenga. Ma da allora la situazione umanitaria è ulteriormente peggiorata:

  • secondo il Ministero della Salute di Gaza, in meno di quattro mesi sono stati uccisi oltre 25.000 palestinesi, almeno 10.000 dei quali minorenni, mentre migliaia di persone sono sotto le macerie;

  • oltre 62.000 persone sono rimaste ferite, molte con danni o disabilità permanenti: tra queste, oltre 1000 minorenni che hanno perso uno o più arti superiori o inferiori;

  • secondo le Nazioni Unite, un numero imprecisato di civili palestinesi, bambini compresi, è sottoposto a detenzione illegale e dev’essere rimesso in libertà;

  • ogni giorno, i palestinesi continuano a essere uccisi nelle zone dove il governo israeliano aveva detto loro di evacuare. Nella prima settimana del 2024, un attacco aereo ha ucciso 14 persone, per lo più bambini, nei pressi di un’area che le forze israeliane avevano indicato essere una “zona sicura”;

  • oltre l’85% della popolazione di Gaza, ossia 1.900.000 persone, è stata costretta ad abbandonare le proprie case. Molte persone hanno eseguito gli ordini israeliani di evacuare a sud e ora sono intrappolate in un fazzoletto di terra esposte al rischio sempre più alto di epidemia;

  • oltre mezzo milione di palestinesi della Striscia di Gaza è alla fame e oltre il 90% della popolazione è colpita da malnutrizione acuta: si tratta della più alta percentuale mai registrata;

  • oltre il 70% delle abitazioni di Gaza, buona parte delle sue scuole e delle infrastrutture idriche e sanitarie sono state distrutte e danneggiate, lasciando la popolazione quasi senza alcun accesso all’acqua potabile;

  • non una sola struttura sanitaria è pienamente operativa e quelle che lo sono parzialmente sono sopraffatte dal numero di persone con traumi e dalla mancanza di forniture mediche e di medici. Sono stati uccisi oltre 300 operatori sanitari;

  • nella Striscia sono stati uccisi almeno 167 operatori umanitari, il più alto numero registrato mai registrato in qualsiasi altro conflitto dall’inizio di questo secolo.


Gaza oggi è il luogo più pericoloso al mondo per i bambini, i giornalisti e gli operatori umanitari. Gli ospedali e le scuole non dovrebbero mai diventare campi da battaglia. Ciò ha prodotto una situazione di profonda disperazione all’interno di Gaza, spingendo alti funzionari dell’aiuto umanitario a dire che non ci sono più le condizioni per un’efficace risposta umanitaria. Questa situazione non cambierà fino a quando l’assedio, i bombardamenti e i combattimenti non cesseranno. A gennaio le Nazioni Unite hanno denunciato il “significativo deterioramento” dell’accesso umanitario a Gaza. Le forze israeliane hanno negato ripetutamente ai convogli di aiuti l’autorizzazione a raggiungere le aree a nord del Wadi Gaza, dove la popolazione rischia maggiormente la fame.

Nelle ultime settimane, alti funzionari israeliani hanno iniziato a chiedere l’espulsione dei civili palestinesi da Gaza. I trasferimenti forzati all’interno della Striscia di Gaza e la deportazione di parte della sua popolazione oltre i confini, in assenza di ogni garanzia di poter fare rientro, costituirebbero un crimine contro l’umanità.

Chiediamo un immediato cessate il fuoco e sollecitiamo tutti gli Stati a porre fine ai trasferimenti di armi che possono essere usate per commettere violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve adempiere alla sua responsabilità di mantenere la pace e la sicurezza a livello globale, adottando misure che fermino i trasferimenti al governo israeliano e ai gruppi armati palestinesi e che impediscano, subito e in maniera efficace, la fornitura di armi che rischiano di essere usate per compiere crimini secondo il diritto internazionale. Tutti gli Stati hanno l’obbligo di prevenire i crimini di atrocità [1] e di promuovere il rispetto delle norme che proteggono i civili. È da tempo che la comunità internazionale deve tener fede a questi impegni.

[1] Con crimini di atrocità si identificano i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e quelli di genocidio.

Le organizzazioni firmatarie:
1. Federation Handicap International – Humanity & Inclusion
2. War Child Alliance
3. Christian Aid
4. Norwegian People’s Aid
5. Médecins du Monde International Network
6. Mennonite Central Committee
7. medico international
8. Oxfam
9. Center for Civilians in Conflict (CIVIC)
10. Danish Refugee Council
11. Save the Children
12. Plan International
13. Norwegian Refugee Council
14. Diakonia
15. Amnesty International
16. American Friends Service Committee (AFSC)

NOTE
Il numero complessivo degli operatori umanitari uccisi comprende personale delle agenzie delle Nazioni Unite, delle Ong e della Società della Mezzaluna Rossa Palestinese. I dati sul numero degli operatori umanitari uccisi su base annuale in altri contesti possono essere reperiti nel Aid Worker Security Database.



Credi immagine: Amnesty International