La start-up francese Gourmey ha annunciato di aver presentato alle autorità di regolamentazione dell'UE una richiesta di autorizzazione per il suo foie gras coltivato, la prima richiesta di vendita di carne coltivata nell'Unione Europea.

L'azienda ha presentato domanda di autorizzazione alla commercializzazione anche a Singapore, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera.

Per essere commercializzata in UE, la carne coltivata deve essere approvata dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). L'autorizzazione è disciplinata dal Regolamento sui nuovi prodotti alimentari, uno dei quadri normativi più rigorosi al mondo in materia di sicurezza alimentare.

Il processo di valutazione, che comprenderà un esame approfondito della sicurezza e del valore nutrizionale del prodotto, dovrebbe durare almeno 18 mesi. Una volta approvato, il prodotto potrà essere commercializzato nel mercato UE.

La domanda di autorizzazione quindi non equivale alla messa in commercio. Il foie gras coltivato di Gourmey sarà valutato in modo minuzioso durante le fasi di valutazione e gestione del rischio dell'EFSA. Il regolamento UE sui nuovi alimenti garantisce un processo approfondito e basato su evidenze scientifiche. La valutazione riguarda anche i potenziali impatti sociali ed economici e coinvolge i rappresentanti degli Stati Membri. La Commissione europea e gli Stati membri, quindi, terranno conto di tutti questi aspetti per garantire una valutazione completa.

La richiesta arriva quasi un anno dopo che la startup israeliana Aleph Farms ha presentato richiesta di autorizzazione per la sua carne di manzo alle autorità svizzere e britanniche. Nel 2023, due prodotti di pollo coltivato sono stati approvati per la vendita negli Stati Uniti, mentre Singapore ha autorizzato la vendita di carne coltivata nel dicembre 2020.

La produzione convenzionale di foie gras è un tema controverso nell’Unione Europea: numerosi paesi tra cui Italia, Polonia, Danimarca e Germania ne hanno vietato la produzione a causa della contestata pratica dell’alimentazione forzata degli animali. Tuttavia, anche nei Paesi che hanno vietato la produzione come l’Italia, il foie gras importato resta disponibile per il consumo, secondo i principi del mercato unico.


Il commento di GFI Europe

Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha dichiarato: “Come hanno recentemente sottolineato alcuni ministri europei, la tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore. La domanda della start-up francese Gourmey dimostra che l'innovazione alimentare e la tradizione culinaria possono rafforzarsi a vicenda, offrendo un foie gras che soddisfa le esigenze dei consumatori e tutela il benessere animale.”“Con una legge viziata e potenzialmente inapplicabile, l’Italia ha deciso di adottare una posizione ideologica, vietando la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, a prescindere dalle rigorose valutazioni che adesso verranno svolte dall’UE. È impellente che la legge venga abrogata affinché ricercatori, consumatori e imprese italiane non siano costretti a navigare nell’incertezza. L’uguaglianza tra i cittadini europei e l’equa concorrenza all’interno del mercato unico devono essere garantiti.”

Che cos'è la carne coltivata?

 La carne coltivata è simile alla carne di manzo, di maiale, di pollo e al pesce che si mangiano oggi, ma viene coltivata direttamente dalle cellule, invece che allevando animali. Le evidenze scientifiche disponibili suggeriscono che la carne coltivata potrebbe ridurre le emissioni di gas serra fino al 92%, l'inquinamento atmosferico fino al 94% e l'uso di acqua fino al 66%. La carne coltivata può aiutarci a diversificare la produzione di proteine, aumentando l’autosufficienza alimentare interna, e a produrre la carne che i consumatori amano in modo più sostenibile e senza antibiotici


Perché questa notizia è importante? Perché la transizione alimentare è fondamentale e urgente

La temperatura media globale degli ultimi 12 mesi (luglio 2023 - giugno 2024) è la più alta mai registrata, con 0.75°C al di sopra della media per il periodo compreso tra 1991 e 2020 e 1.64°C al di sopra della media preindustriale: si tratta di 12 mesi consecutivi in cui la soglia di +1.5°C è stata raggiunta o superata (Climate Change Service di Copernicus).

La condizione climatica sta provocando danni sempre più gravi in tutto il pianeta, a persone e animali, e, nel contesto italiano, anche sull'economia del nostro Paese, aggravando problemi che gli agricoltori avvertono già da tempo. L'Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) stima, infatti, che nei prossimi decenni l'agricoltura dovrà affrontare sfide sempre più difficili. Previsioni confermate anche dal rapporto Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe, dell'Agenzia europea dell'ambiente, che pronostica che i cambiamenti climatici potrebbero ridurre il valore dell'agricoltura europea del 16% entro il 2050.

Una situazione estremamente critica, in cui sono urgenti ed imprescindibili misure decise di mitigazione climatica: in primis una rapida ridefinizione di tutto il settore agroalimentare perché, da un lato lo si renda meno impattante e, dall'altro, sia più resiliente. Invece di promuovere e supportare l'apertura di nuovi allevamenti, le politiche agricole è necessario supportino la transizione a un sistema che veda al centro l'incentivo delle produzioni vegetali e, contemporaneamente, una progressiva ma veloce riduzione di quelle zootecniche.

È informazione ormai ben nota che la zootecnia, soprattutto quella intensiva, costituisca un sistema di sofferenza sistematizzata e estremizzata per gli animali e, al tempo stesso, sia uno dei principali responsabili dei danni climatico-ambientali che stiamo subendo.

A livello europeo il Green Deal dovrebbe garantire il raggiungimento del target di emissioni zero entro il 2050. Nonostante i progressi iniziali, però, il progetto è presto diventato oggetto di proteste e manifestazioni, legittimate peraltro dalle pressioni dei gruppi di interesse dell'industria della carne e dell'opposizione conservatrice, che dichiaratamente ostacolano le politiche di sostenibilità. Ne sono esempio lo "scetticismo climatico" della leadership politica italiana, la richiesta dell'allora presidente francese Macron di una "pausa" dei regolamenti ambientali dell'UE e, particolarmente grave, la revisione del regolamento sui piani strategici della Politica Agricola Comune (PAC).

Cenno positivo in un panorama politico poco rassicurante è la recente indagine svolta da YouGov per il Good Food Institute, la quale mostra che il 70% degli italiani ritiene che il consumo nazionale di carne sia troppo elevato e il 60% pianifica di mangiare meno carne o non mangiarne affatto nei prossimi due anni. Una conferma delle rilevazioni del CREA nel 2023, per cui oltre la metà degli italiani ha ridotto il consumo di carne per ragioni ambientali.

Lo stesso studio mette in luce anche che quasi il 70% concordano sul fatto che "latte" e "hamburger" siano termini appropriati per i prodotti a base vegetale, in pieno contrasto con la Legge 172/2023 del Ministro Lollobrigida e in concordanza a quanto LAV, tra i tanti, inclusa Unione Italiana Food, ha ribadito a più riprese circa le terminologie meat-sounding, che sono uno strumento in più nelle mani del consumatore, e non un motivo di mancata trasparenza come questo Governo vorrebbe far passare.



Fonte: Good Food Institute Europe | LAV