La situazione dei palestinesi a Gaza sotto l'attacco militare di Israele è nota a tutti, ma cosa ha fatto Hamas agli stessi palestinesi è molto meno noto.

Sarebbe troppo lungo riportare le migliaia di pagine che Amnesty International ha dedicato ai crimini di guerra e contro l'umanità commessi contro i Palestinesi da ambo le parti.
Ma, se quelli di Israele sono sulle prime pagine da mesi, vale la pena di non dimenticare quelli denunciati da Amnesty ma commessi da  Hamas contro gli stessi Palestinesi a Gaza.

Gruppi armati palestinesi a Gaza hanno commesso evidenti crimini di guerra durante tre giorni di combattimenti con Israele in agosto .... Le autorità palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno continuato a limitare pesantemente la libertà di espressione, associazione e riunione.

Hanno inoltre tenuto decine di persone in detenzione arbitraria e  hanno sottoposto a tortura e altri maltrattamenti molte altre. Le autorità de facto di Hamas a Gaza continuano ad effettuare esecuzioni capitali da cinque anni.

Il 6 agosto, un razzo apparentemente lanciato verso Israele ha mancato il bersaglio e ha colpito Il campo profughi di Jabalia, uccidendo sette civili, tra cui quattro bambini, e ferendone almeno altri 15.
Altri sette civili palestinesi, tra cui cinque bambini, sono stati uccisi in altri quattro attacchi nei campi profughi di Izbat Beit Hanoun, Al Bureij e Jabalia e a Beit Hanoun, dopo i quali i resti delle armi sono stati immediatamente rimossi. (fonte Amnesty International Rapporto 2022) LINK

Quattro palestinesi di Gaza rischiano l'esecuzione dopo essere stati condannati a morte dai tribunali militari e penali di Hamas.

Secondo alcune informazioni, almeno uno dei quattro avrebbe “confessato” il reato di omicidio dopo essere stato torturato. La famiglia di Na'el Jamal Qandil Doghmosh ha dichiarato che quando lo hanno visto dopo due mesi di prigione, le sue unghie erano state strappate e c'erano ustioni e contusioni sul suo corpo. (fonte Amnesty International USA, 3 settembre 2017) LINK 

Una “agghiacciante battuta d’arresto” per la libertà di espressione della Palestina mentre i giornalisti vengono messi a tacere con “tattiche da stato di polizia”
La repressione della libertà di espressione palestinese ha raggiunto una “pericolosa escalation”.
Negli ultimi mesi si è assistito a una forte escalation di attacchi contro giornalisti e media da parte delle autorità palestinesi in Cisgiordania e di Hamas a Gaza, nel tentativo di mettere a tacere il dissenso.

Negli ultimi mesi, entrambe le fazioni politiche palestinesi hanno arrestato giornalisti e attivisti politici, mentre l’Autorità Palestinese ha represso i giornalisti pro-Hamas e pro-Dahlan in Cisgiordania. (fonte Amnesty International Middle East/North Africa, 23 agosto 2017) LINK 

Amnesty International ribadisce che gli attacchi deliberati contro i civili non possono mai essere giustificati e invita Hamas a condannare tutti questi attacchi. (fonte Amnesty International Research, 22 aprile 2016) LINK  

Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International, le forze di Hamas hanno condotto una brutale campagna di rapimenti, torture e uccisioni illegali contro palestinesi accusati di “collaborare” con Israele e altri durante l’offensiva militare israeliana contro Gaza tra luglio e agosto 2014.

Il rapimento, la tortura e le uccisioni sommarie di palestinesi da parte delle forze di Hamas durante il conflitto Gaza/Israele del 2014 evidenzia una serie di abusi, come l'esecuzione extragiudiziale di almeno 23 palestinesi e l'arresto e la tortura di dozzine di altri, tra cui membri e sostenitori di Al Fatah, il rivale politico di Hamas. (fonte Amnesty International News, 27 maggio 2015) LINK

Amnesty International ha accusato i gruppi armati palestinesi di aver mostrato un flagrante disprezzo per la vita dei civili lanciando ripetutamente attacchi indiscriminati con razzi e mortai contro le zone residenziali israeliane.
Secondo HRV (l’organizzazione per i diritti umani) diversi di quegli attacchi hanno costituito crimini di guerra.
Le prove secondo le quali un razzo lanciato da un gruppo armato palestinese ha ucciso 13 civili all’interno della Striscia di Gaza sottolineano quanto queste armi siano indiscriminate e quanto orribili possano essere le conseguenze del loro uso.

Il rapporto di Amnesty International descrive, infine, altre violazioni del diritto internazionale umanitario commesse dai gruppi armati palestinesi durante il conflitto del 2014, tra cui lo stoccaggio di razzi e di altre munizioni in edifici civili (comprese le scuole delle Nazioni Unite) e i casi in cui i gruppi armati palestinesi hanno lanciato attacchi o nascosto munizioni in luoghi assai vicini a quelli in cui centinaia di sfollati avevano trovato rifugio. (fonte Amnesty International Roma, 26 marzo 2015) LINK

Gilad Shalit era stato catturato dai gruppi armati palestinesi di Gaza in un raid oltreconfine, il 25 giugno 2006. Da allora, non gli era stato concesso di essere visitato dal Comitato internazionale della Croce Rossa, nonostante i ripetuti appelli di Amnesty International e di altre organizzazioni. Ciò ha reso impossibile verificare le condizioni della sua prigionia.

Amnesty International ha ripetutamente chiesto alle autorità di Hamas di non trattare Gilad Shalit come un ostaggio e come una merce di scambio, in quanto violazione degli obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario. (fonte Amnesty International Newsletter, 18 Ottobre 2011) LINK

I gruppi armati palestinesi hanno violato il principio di distinzione lanciando razzi e mortai che non possono essere diretti con sufficiente precisione contro obiettivi militari. Questi attacchi, contro insediamenti civili che in alcun modo potevano essere considerati obiettivi militari, costituiscono deliberati attacchi contro i civili, in quanto tali sono crimini di guerra e in alcuni casi possono costituire crimini contro l’umanità;
i gruppi armati palestinesi non hanno sempre agito in modo tale da distinguersi dalla popolazione civile che hanno esposto a rischi inutili, lanciando razzi da luoghi situati vicino ad abitazioni civili o a edifici protetti. (fonte Amnesty International Roma, 16 settembre 2009) LINK