Nel decreto Sicurezza bis approvato con la fiducia alla Camera in prima lettura, vi è scritto che "al Ministro dell'interno, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, nell'esercizio delle funzioni di coordinamento dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre dello Stato"... "compete il potere di limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, con l'eccezione del naviglio militare (che pure comprende le navi militari e le navi da guerra) e delle navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e di sicurezza pubblica".

Inoltre, "i provvedimenti limitativi o impeditivi dovranno essere adottati di concerto col Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, e dovrà esserne data informazione al Presidente del Consiglio dei Ministri".

Pertanto, con il "sequestro" della Gregoretti, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha già commesso una violazione del proprio decreto, visto che non vi è stato nessun via libera al divieto di concessione di un porto alla nave della Guardia costiera da parte né del Ministro della difesa, né del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Ma non ce n'era bisogno, perché la nave Gregoretti è da considerarsi una nave militare su cui, come riporta lo stesso decreto Sicurezza bis voluto da Salvini, lo stesso Salvini non ha competenza alcuna.

Lo ricorda il comandante, adesso senatore, Gregorio De Falco: «Con la questione Gregoretti, che come nave militare è espressamente esclusa dalla disciplina che affida al ministro dell'Interno la facoltà di interdire la navigazione (articolo 1 del Sicurezza bis), il ministro, nel disporre che quella nave da guerra italiana non debba entrare nelle acque territoriali italiane, contravviene al proprio decreto ed integra forse una vera e propria usurpazione di funzione pubblica, mentre corrispondentemente il ministro inutilmente competente, di fatto abdica totalmente, anche alla propria dignità, credendo così di sfuggire alle responsabilità amministrative e politiche».

A questo punto non è assurdo chiedersi se in Italia esista ancora lo stato di diritto, dato che il Governo, nelle figure sia del presidente del Consiglio che del ministro competente, abdica al proprio ruolo consentendo al ministro dell'Interno di operare al di là della legge che, paradossalmente, lui stesso ha scritto.

La stessa domanda vale anche in relazione alla magistratura che, in palese flagranza di reato, dovrebbe intervenire.