Continua, negli Stati Uniti, la folle farsa di Trump e dei suoi fedelissimi che continuano a sostenere, senza alcun fondamento, che la vittoria di Biden alle presidenziali è frutto di brogli elettorali, ma, finora, nessuno è riuscito a dimostrare.

Secondo il New York Times, che ha contattato quanti in ben 45 Stati hanno avuto la responsabilità di gestire le operazioni di voto e di scrutinio, persone che appartengono sia al partito democratico che a quello repubblicano, nessuno  ha riscontrato irregolarità tali da poter giustificare ipotesi di brogli.

Nonostante ciò, continua l'insensata e pericolosa insistenza di Trump nel non voler ammettere la sconfitta, pur senza portare prove a sostegno della sua tesi.

Lunedì, i suoi avvocati hanno presentato ricorsi in sette contee della Pennsylvania contro i voti arrivati per posta, facendo sapere che intendono fare altrettanto in Michigan. Il tutto è stato poi accompagnato da post su Twitter a proposito di irregolarità in Nevada, Pennsylvania, Georgia, segnalati dallo stesso social come falsi o contenenti affermazioni non confermate.

A condividere la posizione del presidente in carica, sono il partito repubblicano e molti dei suoi più "fidati" consiglieri e ministri, da Rudolph Giuliani a Mike Pompeo.

Ieri, il segretario di Stato Usa ha dichiarato che nei prossimi giorni "ci sarà una transizione graduale a una seconda amministrazione Trump. Siamo pronti. Il mondo sta guardando cosa sta succedendo qui. Conteremo tutti i voti. Quando il conteggio sarà completato, verranno assegnati i grandi elettori. C'è un processo in corso... la Costituzione lo descrive in modo abbastanza evidente".

In realtà, la situazione negli Stati Uniti è a dir poco paradossale. Da una parte il presidente eletto, Joe Biden, cerca di far credere che tutto sia normale e sotto controllo, dall'altra è il presidente in carica, Donald Trump, che vuole convincere la nazione di essere stato vittima di brogli.

Non solo, per far vedere di essere ancora il presidente nel pieno delle sue funzioni, Trump ha licenziato il segretario alla Difesa Mark Esper, e alcuni alti funzionari del Pentagono, mentre altri si sono dimessi. 

La posizione di Trump sembra insostenibile anche ai giornalisti della Fox hanno iniziato a rifiutarsi di diffondere le false dichiarazioni di brogli da parte di Trump e dei suoi più fidati collaboratori. Intanto, i suoi sostenitori, per il 14 novembre, hanno indetto una manifestazione a Washington, dichiarandosi preoccupati per l'integrità degli Stati Uniti e del suo sistema elettorale, che sarebbero a rischio: 

"Il presidente ha fatto tanto per questo Paese e per noi americani in quattro anni. Ha combattuto per noi più e più volte, ora è il nostro turno di combattere per lui!!! È tempo per il più grande raduno pro-Trump di sempre, ma questa volta lo facciamo a Washington! Noi, il popolo, controlliamo il governo e chiediamo equità e giustizia!"

Pertanto il titolo della CNN, in cui si afferma che l'allarme cresce nel Paese per le "mosse del dittatore" Trump che continua a negare la sconfitta elettorale, è più che giustificato.