Del governo Meloni, dei suoi programmi, delle sue politiche, delle sue scelte non condivido nulla, assolutamente nulla!
Eppure, confesso, nei primi giorni mi faceva piacere pensare che per la prima volta nel nostro Paese a Palazzo Chigi ci fosse una donna.
Nel corso della mia lunga esperienza lavorativa, infatti, ho avuto modo di apprezzare l’impegno vero e le capacità reali e creative che le donne sanno esprimere nelle loro attività.
Sarà forse perché, nel lavoro come nello sport, partono sempre con l’handicap di essere donne per cui devono scarpinare molto per affermarsi.
Sarà forse perché da madre natura hanno ricevuto in dono maggiore sensibilità e spirito di sacrificio.
Fatto sta che alla fine le loro performance spesso risultano, per qualità e valore, migliori di quelle dei loro colleghi uomini.
Mi illudevo che anche Giorgia Meloni nel suo ruolo di premier avrebbe avvalorata questa mia convinzione.
Invece, ahimè !, con il passare dei giorni sono emersi uno dopo l’altro tutti i caratteri più sgradevoli del suo essere donna: dal vittimismo alla mistificazione, dalla falsità alla ipocrisia, dalla lagnosità al livore.
Pecche che Giorgia Meloni mostra anche nel comunicare il suo “verbo”, denigrando quelli che considera suoi avversari in quel momento, nascondendo la realtà, abusando dello scaricabarile, inventandosi fantasmi complottisti in ogni dove, vendendo fumo … tanto fumo.
Fulgido esempio di comunicazione approssimata, confusa, livorosa, Giorgia Meloni lo ha proposto ieri, 29 gennaio, con un suo video postato sui social.
La premier voleva annunciare “urbi et orbi” di aver ricevuto lei, Nordio, Pianteosi e Mantovano un “Avviso di Garanzia”. NOTIZIA FALSA !
Meloni ed i suoi ministri sono stati semplicemente destinatari di un “Avviso di iscrizione nel registro degli indagati”, atto dovuto per legge dalla Procura dopo aver ricevuta una denunzia nei loro confronti per “favoreggiamento e peculato”.
Sconcerta, perciò, che lo staff di Palazzo Chigi non sia stato in grado di discernere tra “Avviso di iscrizione nel registro degli indagati” ed “Avviso di Garanzia”! IGNORANZA o MALAFEDE ?
A seguire, però, Meloni con l’intento astioso di sbeffeggiare il Procuratore Lo Voi, firmatario degli “Avvisi” si è imbarcata nel definire “fallimentare” il processo Open Arms, avviato a carico di Salvini dallo stesso Procuratore.
Ora tutti sanno che di quel processo si è celebrato solo il primo grado, al quale seguirà probabilmente un appello e, perché no?, anche la Cassazione. IGNORANZA o MALAFEDE ?
Ma non ancora soddisfatta, la premier, sempre più livorosa, se l’è presa con l’avv. Li Gotti, autore dell’esposto-denunzia, definendolo “ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.
Anche qui Giorgia Meloni ha toppato clamorosamente perché Luigi Li Gotti per oltre 30 anni ha militato nel MSI e poi in AN fino al 1998, ricoprendo incarichi di segretario di federazione e di consigliere comunale (ndr: per Meloni MSI ed AN erano movimenti della sinistra ?).
Comunque, Li Gotti, poi senatore di IdV, è stato Sottosegretario alla Giustizia del secondo governo Prodi (ndr: dal 2006 al 2008 !).
Davvero una meschinità quella di Giorgia Meloni nell’aver parlato della “vicinanza” di Li Gotti a Romano Prodi pur di coinvogere in qualche modo Prodi nel suo sbraitare.
Come avvocato, invece, Luigi Li Gotti ha si difeso alcuni noti pentiti di mafia, ma ha anche tutelati i familiari del commissario Calabresi, quelli del maresciallo Leonardi nel Processo Moro, ed ha partecipato ai processi di Capaci, Via D’Amelio, Uffizi.
Ma la premier non poteva concludere il suo sgangherato video senza ricorrere al solito lamentoso vittimismo che la porta ad immaginare fantasmi cospiratori che tramerebbero contro di lei per impedirle di difendere gli italiani, di garantire la sicurezza del Paese, di consolidare il suo successo politico.
Purtroppo, però, la premier oltre ad evidenziare limiti caratteriali anche nel comunicare, dimentica troppo spesso di ricoprire un ruolo istituzionale che le impone di rappresentare con dignità l’Italia e gli italiani nei contesti internazionali.
Non sempre i suoi comportamenti da Capo del Governo risultano dignitosi per l’immagine dell’Italia, come tratteggiano, meglio delle parole, alcune immagini.