La legalità in Campania porta il nome di Roberto Mancini che non è solo un’omonimia del CT della Nazionale, ma è anche espressione di coraggio e di dovere.

Roberto Mancini è stato il poliziotto che ha scoperto il traffico illecito dei rifiuti tossici tra la Campania ed il Lazio ed ha rivelato il volto di quella che da anni è conosciuta come “Terra dei fuochi”.

Ha reso un grande servizio allo Stato ed alla società, indagando sugli interessi della malavita organizzata a costo della sua stessa vita. Per queste ragioni sembra opportuno rammentare, nel giorno in cui si fa memoria delle stragi di Mafie, anche le sue gesta eroiche.

Il sostituto commissario Roberto Mancini infatti ha incentrato la sua principale attività investigativa  sugli affari illeciti della camorra ed in particolar modo sul traffico dei rifiuti. A partire dal 1994, insieme alla sua squadra, comincia a svolgere delicate indagini sul clan dei casalesi, arrivando a produrre una preziosa informativa che nel 1996 consegna alla Direzione Distrettuale Antimafia . L’informativa riguarda proprio lo smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi nelle discariche abusive tra Caserta e Napoli.

Roberto ha svolto il suo lavoro sempre con coraggio e tenacia; davanti al pericolo, consapevole di mettere a rischio la sua stessa vita non ha mai esitato. Ha avvertito sempre il senso del dovere ed ogni volta che prendeva in carico una indagine, dava sempre tutto se stesso, come ha fatto nel campo delle ecomafie, il settore dove particolarmente si è impegnato, andando a fare personalmente  delle perlustrazioni sul luogo fino ad ammalarsi.

Per scoprire quello che stava succedendo  e per dare dimostrazione che le sue non fossero delle supposizioni fasulle arrivò a scavare con le sue stesse mani nei terreni in cui, secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, erano stati interrati dei fusti contenenti materiali tossici. Prelevò personalmente uno dei fusti rinvenuti, lo caricò nel sedile posteriore della sua auto e lo portò a Roma.

Purtroppo il contatto diretto con i rifiuti radioattivi lo ha portato a contrarre una brutta malattia, il linfoma non Hodgkin di tipo follicolare, che lo condurrà alla morte il 30 aprile del 2014.

Per l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il sostituto commissario Mancini è stato un servitore delle Istituzioni che si è prodigato nell’attività investigativa per l’individuazione su alcune aree della Campania dei siti inquinati dai rifiuti tossici illegalmente smaltiti.

Roberto Mancini è un esempio da imitare nella lotta per la legalità. Fin da subito è stata chiara a tutti la sua passione per il  lavoro, il coraggio di non arrendersi mai, nemmeno dinanzi alla malattia, e l’onestà che lo condurrà a sfidare più volte  e ripetutamente i poteri forti per tutelare i diritti dei cittadini.

La terra dei fuochi portata cosi allo scoperto  si presenta come la più esecrabile delle attività malavitose di stampo camorristico dell’ultimo ventennio. A distanza di alcuni anni dalla morte dello stesso Mancini nulla però sembra sia cambiato: molti terreni sono ancora in attesa di bonifiche e per strada continuano a verificarsi incendi di rifiuti che immettono nell’aria quantitativi intollerabili di tossine che recano non pochi danni alla salute.

L’eccidio perpetrato dalla criminalità, che quotidianamente si presenta con un elevato tasso di morti per malattie tumorali e che ormai non si contano più, tra giovani ed adulti, è destinato a non scomparire se si rimane inerti. Bisogna fare proprie le gesta eroiche di Roberto Mancini e sul suo esempio  imparare ad agire a testa alta contro ogni forma di illegalità con la speranza d poter garantire un futuro migliore alle prossime generazioni.