Bisogna indossare le “lenti della sensibilità” per immergersi nell’opera “Il cuore negli angoli” di Silvia Franchini, educatrice per professione e scrittrice. La raccolta di liriche, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, nasce nell’arco di due anni e tocca diverse tematiche: amore, morte, malattia, tempo, memoria e natura. «Il cuore - spiega l’autrice che vive a Viserba, frazione di Rimini - è l'organo muscolare da sempre associato ai sentimenti. Se ci sforziamo di ascoltare e vedere senza distrazioni o superficialità, ovunque, ma proprio ovunque, anche negli angoli più impensati, la vita ci sorprende, permettendo a quei sentimenti di farsi spazio in noi».
«Tesi come la corda di un arco che suona come uno Stradivari - scrive nella Prefazione Alfredo Rapetti Mogol, figlio del noto paroliere - questa la mia lettura dei versi di Silvia Franchini che hanno appena incontrato i miei occhi. La sua poetica ha contorni incisi con un bisturi affilato che mette a nudo il midollo delle cose. Nitidi frammenti di vita si stampano indelebili dalla pagina sulla nostra pelle». Ogni componimento racconta qualcosa o qualcuno conosciuto e vissuto direttamente o indirettamente dall'autrice stessa. La realtà, infatti, incide nella scrittura in maniera fondamentale. «Mi piace pensare che, grazie all’inchiostro, le persone protagoniste dei miei componimenti e certi ricordi si aprano una breccia nell’eternità».
Il libro parte con una poesia scritta durante il lockdown e si conclude con una dedica al popolo ucraino. «Quando ho composto "A proposito della guerra" - racconta la Franchini ero in pena. In pena per la sorte dell'Ucraina e per quella del mondo intero. Mi sentivo in dovere di fare qualcosa ma, come tutti, impotente. Alla fine ho realizzato che l'unica "arma" in mio possesso era la penna e volevo sfoderarla per scrivere parole di pace e vicinanza. Così ho fatto. Certo, l'arte e la bellezza o, meglio, la bellezza dell'arte è una forma di lotta non violenta».
I componimenti sono caratterizzati dall’utilizzo della rima. Anche se non tutti. «Non vado mai casualmente a capo - afferma l’autrice spiegando gli elementi stilistici che caratterizzano le sue liriche -. Seguo il ritmo del verso e del senso del testo stesso. Le strofe sono importanti, costruite in ugual modo e spesso bisognose di spazio l'una dall'altra. La punteggiatura è calibrata. Come si evince dal titolo, amo esprimermi per metafore e similitudini. Credo sia potente l'immagine che si sprigiona dalle poesie, tanto quanto un'opera visiva». L’obiettivo è quello di incentivare uno sguardo profondo sulla vita, uno sguardo con l'anima. «Dedico questa breve raccolta poetica - conclude la scrittrice - a chiunque vorrà leggerla, con l’augurio che in ogni testo possa imbattersi in un’emozione».
Federica Grisolia