Ieri, in una nota,  il Codacons, l'associazione a tutela dei consumatori guidata da Carlo Rienzi, ha trovato riscontro in un pronunciamento del Consiglio di Stato ai tanti dubbi da tempo sollevati in relazione al nuovo metodo di pagamento del canone di abbonamento Rai, tramite la bolletta elettrica.

Secondo l'interpretazione di Carlo Rienzi, «come conseguenza del parere del Consiglio di Stato, non sarà possibile inserire il canone in bolletta, almeno fino a che non saranno superate le pesanti criticità rilevate. Il Governo deve ora sospendere il decreto e apportare tutte le correzioni richieste dai giudici».

Ma Rienzi non è il solo ad esprimere questo parere. In un'intervista a 24Mattino su Radio 24, il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, ha dichiarato: «Il Governo dovrà sicuramente sospendere la prima rata del canone Rai se non si uniforma a tutto quello che dice il Consiglio di Stato. [...] Non si va da nessuna parte andando sempre di fretta per fare annunci. Non è la prima volta che il governo scrive con i piedi leggi e decreti per andare di fretta, per fare annunci,  senza avere una sostanza formale sui contenuti nel momento in cui vengono emanati. Il Consiglio di Stato ha fatto bene a scrivere quello che ha scritto, anche perché oltre ai giudizi di merito ci sono quelli formali. Per esempio, nel decreto manca il concerto con il ministero dell’Economia.  Senza questo passaggio previsto dalla legge, qualsiasi cittadino, quando dovrà pagare il canone, potrà fare ricorso e probabilmente vincerlo, lasciando la Rai con nulla in mano».

Di seguito l'elenco delle criticità come riportato nel sito dell'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori):

- l'inadeguatezza della pubblicità e dell'informazione resa al contribuente sul canone in bolletta, sull'autocertificazione richiesta ai cittadini e sui rimborsi per i canoni pagati erroneamente. Il decreto dovrà quindi indicare le modalità di informazione ai contribuenti "al fine di agevolare la conoscenza di tali adempimenti da parte della cittadinanza e, conseguentemente, una più efficace applicazione delle norme";

- manca una definizione esatta di cosa sia un apparecchio televisivo. Il decreto dovrà specificare che il canone/imposta Rai non deve essere pagato per apparecchi quali tablet, smartphone, pc, ecc. (ad oggi questa informazione è contenuta soltanto in una circolare ministeriale del 2012). Il contribuente insomma deve avere vita più facile e norme più chiare, e non deve impazzire in un ginepraio di atti e circolari;

- serve maggior chiarezza sulle categorie di contribuenti tenuti al pagamento. Il riferimento è alla "famiglia anagrafica", definizione di non facile comprensione per i non addetti al settore, che dovrà essere resa in forma più chiara e facilmente intuibile;

- l'intero decreto, poi, "tenendo conto dell’ampia platea di utenti cui [...] si rivolg[e]" dovrà parlare italiano, e non legalese: dovrà essere comprensibile per chiunque lo legga e non dovrà essere necessario andare da un avvocato per capire cosa c'è scritto;

- altro rilievo critico mosso dal Consiglio di Stato riguarda il fatto che l'operazione canone in bolletta comporta inevitabilmente lo scambio di dati personali dei contribuenti e che in nessun punto del decreto si garantisce esplicitamente che tale scambio avverrà nel rispetto della normativa sulla privacy.