"Ho fatto i complimenti ai ragazzi perché sono stati grandiosi, hanno fatto una grandissima partita. Abbiamo perso una finale che volevamo vincere a tutti i costi, ma devono essere soddisfatti. Sono stati perfetti come squadra. Abbiamo giocato contro un avversario fortissimo, concedendo molto poco. Abbiamo tanti rimpianti, ma dobbiamo essere orgogliosi. Ho dato un abbraccio enorme ai ragazzi e ne mando uno anche ai nostri tifosi che ci hanno sempre sostenuto. È la quinta finale in due anni e dobbiamo essere orgogliosi del percorso fatto. Nel primo tempo non abbiamo sofferto tantissimo, ma a livello di movimenti potevamo fare meglio. Nella ripresa invece abbiamo giocato bene e creato tante occasioni da gol, siamo mancati nella finalizzazione. Negli ultimi 20 minuti abbiamo sfiorato il gol più volte e mi sarei voluto giocare volentieri i supplementari perché la squadra li meritava. Il percorso in questa Champions è stato eccezionale, vogliamo tornare in finale e abbiamo le possibilità per farlo. Siamo arrivati al 10 giugno giocando 57 partite, per me è un percorso straordinario. Sono orgoglioso di questi ragazzi perché avrebbero meritato di più". 

Queste le parole con cui Simone Inzaghi, tecnico dell'Inter, ha commentato la sconfitta dell'Inter nella finale di Champions subita ieri sera per 1-0, ad opera del Manchester City.

Quindi, dopo la terza finale europea, l'Italia ha fatto tre su tre... non di vittorie, ma di sconfitte. Un risultato deludente? In parte sì, ma se andiamo a vedere quanto accaduto, partendo dai risultati, si può parlare più di sfortuna che di demerito. E se vogliamo dar più peso al demerito, allora potremmo anche dire che la colpa delle italiane è stata forse quella di aver dato troppo credito alle avversarie.

In tutte e tre le finali Uefa le squadre italiane hanno perso per un solo gol di scarto e hanno avuto le stesse occasioni da rete degli avversari, se non di più. Quindi, nessuna lezione al calcio italiano e alle squadre italiane. 

Ieri sera a Istanbul, il fenomeno Haaland, in 90 minuti, è riuscito solo una volta a calciare verso la porta di Onana... il resto del tempo lo ha passato a vedere Acerbi che riusciva persino ad anticiparlo. A questo punto c'è da chiedersi se giocando in Italia il centarvanti norvegese sarebbe riuscito a segnare così tante reti come ha fatto nel suo primo anno in Premier. 

Il City è passato in vantaggio al 68', grazie a Rodri che ha messo alla sinistra di Onana una palla imprendibile, calciata a giro in modo perfetto, con una traiettoria che ha evitato i difensori che gli si paravano davanti, tanto che il portiere dell'Inter ha potuto vederla solo all'ultimo istante.

Ma a dispetto di quel che si poteva pensare prima che la finale di Champions si disputasse, il City non è affatto riuscito a prendere a pallonate l'Inter. È stata una partita alla pari, dove la squadra di Guardiola nell'ultimo quarto d'ora ha rischiato più volte di subire il gol dell'1-1.

Al 71' Dimarco prima colpisce la traversa con un colpo di testa a pallonetto, poi sul tap-in a colpo sicuro centra il tallone di Lukaku che diventa un difensore aggiunto per il Manchester City respingendo un tiro a tre metri dalla porta. All'89' Ederson, il portiere del City, sulla linea di porta respinge di ginocchio il colpo di testa a botta sicura di Lukaku, anche in questo caso da distanza ravvicinata, se non ravvicinatissima. E nel recupero, ancora Ederson riesce a deviare l'ultimo tiro dell'incontro, un colpo di testa di Gosens su azione di calcio d'angolo.

Con la vittoria ottenuta ieri, il Manchester City vince la sua prima Champions League e fa en plein, anzi treble come dicono da quelle parti, visto che in questa stagione si è aggiudicato il campionato e la FA Cup (praticamente la nostra Coppa Italia), dove una settimana fa in finale ha battuto lo United in un derby tiratissimo, terminato 2-1.