La lettura del libro di Francesco Cau si rivela un affascinante viaggio nella memoria, in un passato intriso di affetti familiari, antiche tradizioni e paesaggi sardi dal sapore quasi mitico. Il testo si presenta come una narrazione evocativa, capace di trasportare il lettore in un'epoca in cui i gesti semplici della vita quotidiana e i legami con la famiglia rappresentano i pilastri dell'esistenza. La descrizione della Sardegna nella prefazione, "una terra carica di leggende", crea immediatamente un'atmosfera di mistero e magia, dove il vento sembra incarnare il ruolo di narratore eterno delle storie di un popolo fiero e indomabile.
Tra i brani più toccanti, emerge il ricordo del protagonista legato ai nonni, come in questo passaggio: "Nonno tirava su con la carrucola che cigolava, il secchio dal pozzo dove dentro c’era una bottiglia di vino e una gazzosa, un melone e varie frutta del suo orto, mentre nonna serviva nei piatti degli spaghetti al sugo di ragù." Qui, l'autore riesce a trasmettere un senso di calore familiare e di appartenenza, mentre le immagini vivide del pozzo e del cibo preparato con cura richiamano una dimensione quasi rituale del convivio, tipica delle famiglie italiane e sarde in particolare.
Il tema della famiglia, fondamentale in tutto il libro, si ritrova anche nella dedica alla madre Delia, dove Cau riflette sui valori trasmessi dai suoi genitori: "Ho imparato che i valori veramente importanti come i miei famigli... non si possono comprare con denaro o beni materiali." In queste parole si avverte una profonda gratitudine e riconoscenza per gli insegnamenti di vita ricevuti, un messaggio potente che attraversa tutto il testo, dove il protagonista cerca di mantenere vivi questi legami, anche attraverso la memoria.
Un altro passaggio interessante è quello in cui Cau descrive la scoperta della botola nel vecchio casale: "Mi aiutai con una vanga per aprire la botola... mio padre disse che sicuramente era un rifugio del tempo della guerra." Qui, la narrazione assume i toni di un'avventura, con echi di storie familiari legate agli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale, ma allo stesso tempo emerge un senso di scoperta e curiosità che tiene il lettore incollato alla pagina.
L’autore, inoltre, non manca di dipingere un ritratto nostalgico del suo paese, Assemini, con la sua vita di quartiere, i mestieri, i personaggi caratteristici e i suoni che riempivano le strade di un tempo. "La via era sempre stata di passaggio per chi andava alle poste oppure al negozio di stoffe," racconta, dipingendo un paesaggio umano e urbano che oggi sembra quasi svanito, ma che grazie a questa narrazione continua a vivere nelle sue pagine.
In conclusione, Francesco Cau ci offre un’opera che non è solo un racconto della sua vita, ma un omaggio alla Sardegna e ai valori autentici della famiglia e della tradizione. Un libro che fa riflettere sull’importanza della memoria e della trasmissione del sapere e che invita a non dimenticare mai il proprio passato, perché è da lì che si trae la forza per affrontare il futuro.
(Calogero La Vecchia)