Supporto. Questa la parola magica per Johnson che adesso cercherà di convincere i parlamentari della Camera di Comuni che la sua idea di come gestire i rapporti, commerciali e non, fra le due Irlande (perché a questo si limita il nuovo piano per la Brexit) sia più "votabile" rispetto a quanto aveva proposto Theresa May con il suo backstop.

In che cosa consiste il nuovo piano di Johnson? Nel creare una barriera doganale tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna, mentre all'interno dell'isola questa rimarrà solo virtuale, permettendo la libera circolazione di merci e persone.

I dazi saranno pagati nel momento dell'arrivo delle merci in Irlanda nel Nord, ma solo sui beni considerati "a rischio" di finire poi in Irlanda. Quali siano questi beni lo deciderà successivamente una commissione congiunta tra Regno Unito e Europa.

Probabilmente finirà che, nella maggior parte dei casi se non sempre, le aziende nord irlandesi che riceveranno merci dal Regno Unito dovranno pagare il dazio doganale, salvo poi essere rimborsate per quei beni che dimostreranno di non avere "esportato" in Irlanda.

L'Irlanda del Nord, inoltre, continuerà a far parte dell'Unione doganale europea. Il parlamento locale potrà decidere se accettare o meno questo accordo, che sarà periodicamente sottoposto ad approvazione parlamentare ogni quattro o otto anni, a seconda della maggioranza ottenuta nella votazione precedente. In caso di bocciatura, resterà ancora valido per i due anni successivi, consentendo a Regno Unito e Ue di accordarsi su una nuova proposta. Non è stato stabilito cosa potrà accadere, qualora non venga raggiunto un accordo. Nella proposta della May, l'accordo sarebbe rimasto in vigore indefinitamente, finché non ci si fosse accordati su uno diverso.

In sostanza, il nuovo piano di Johnson, che riguarda solo il superamento del backstop, scarica sull'Irlanda del Nord tutte le perplessità che in precedenza i parlamentari pro-Brexit avevano in relazione ai rapporti di "tutto" il Regno Unito con l'Ue.

Pertanto, che i parlamentari unionisti dell'Irlanda del Nord, dopo averne già annunciato la bocciatura, si convincano ad accettare un piano simile appare improbabile. I laburisti e gli scozzesi dello SNP hanno già detto che non lo voteranno. I Lib Dem rimangono contrari. Gli scissionisti anti Brexit sono, per forza, anch'essi contrari. Chi rimane a votare la Brexit di Johnson? I conservatori (ma non è certo che tutti votino a favore) e alcuni dei Brexiteer presenti negli altri gruppi. Rimane poi l'interrogativo dei tories espulsi da Johnson e confluiti in altri gruppi, il cui voto rimane un rebus.

Quale sia la possibilità che sabato prossimo la Camera dei Comuni approvi il nuovo piano di Johnson rimane un mistero, anche se il no, al momento sembra prevalere sul sì.

Se sabato il piano dovesse essere bocciato, Johnson sarà costretto a chiedere un rinvio della data di scadenza del 31 ottobre per l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Il rinvio, però, per essere accettato dal Consiglio europeo dovrà essere accompagnato da nuove elezioni o da un nuovo referendum sulla Brexit.