Nello sport è tempo di favole. Dopo quella del Leicester, ecco un'altra storia che sembra la trama di un film a lieto fine e riguarda un italiano. Si tratta di Alex Schwazer che, dopo aver scontato la squalifica per doping, torna a gareggiare e vince, a Roma, la 50 Km. del campionato mondiale di marcia a squadre, riuscendo anche, in tal modo, ad ottenere un biglietto per le Olimpiadi di Rio della prossima estate.

Dopo quasi 4 anni di inattività agonistica, Schwazer ha corso i 50 Km in 3 ore e 39 minuti, facendo registrare il secondo miglior risultato a livello mondiale per il 2016. Secondo si è classificato Jared Tallent, Australia, con il tempo di 3 ore e 42 minuti, mentre terzo è arrivato Igor Glavan, Ucraina, con il tempo di 3 ore e 44 minuti.

Inoltre,  grazie al quarto e quinto posto ottenuti, rispettivamente, da Marco De Luca e Teodorico Caporaso, l'Italia ha vinto anche la classifica a squadre, mentre al secondo posto si è classificata l'Ucraina e terza la Spagna.

Dopo la corsa, Alex Schwazer si è detto soddisfatto della sua prestazione, anche come preparazione in funzione di Rio, riconoscendo che la vittoria odierna è arrivata anche grazie al fatto che atleti del calibro di Yohann Diniz and Matej Toth erano assenti.

«La corsa - ha aggiunto Schwazer - è stata abbastanza strana, perché all'inizio non riuscivo a trovare un buon passo. Alla fine, invece, è andata molto, molto bene e sono soddisfattissimo e mi godrò questa vittoria per un paio di giorni prima di pensare alle prossime gare.»

Alla favola di Alex Schwazer,  va riconosciuto, ha contribuito, e molto, il suo allenatore Sandro Donati che, da sempre, condanna l'uso del doping nello sport. Donati ha creduto nel pentimento di Schwazer e non solo lo ha aiutato a risollevarsi come uomo e come atleta, ma lo ha anche difeso dalle critiche di altri atleti, in special modo negli ultimi tempi, che lo indicavano come esempio negativo non solo per l'atletica, ma anche per lo sport in genere.

La gara di oggi, oltre ad essere una favola a lieto fine, è anche la migliore dimostrazione che nello sport chi è un campione può vincere facendo affidamento solo su allenamenti e sacrifici, in pratica sulle proprie forze. Del doping non c'è bisogno.