Così Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, al convegno per i 60 anni dell'associazione, in relazione alle polemiche sulla sentenza sui 12 cittadini egiziani e bengalesi, che dopo la decisione del Tribunale di Roma dall'Albania sono stati riportati in Italia:

"Noi non siamo qui a difendere nessun privilegio. L'indipendenza della magistratura è garanzia per tutelare i diritti di tutti i cittadini. Oggi tocca i migranti, domani chissà, potrebbe accadere a ciascuno di noi. Noi lo scontro non lo vogliamo: non stiamo facendo nessuna opposizione al governo, stiamo cercando faticosamente di fare il nostro lavoro.Noi non abbiamo in tasca né il libretto rosso di Mao né il Capitale di Marx, noi abbiamo in tasca la Costituzione. Il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come giudice comunista solo perché fa questo mi preoccupa molto per lo stato e il futuro della nostra democrazia".

Il problema, per la Albano, è che si rivolge a persone che sono dure di comprendonio o dure di orecchie, come dimostra la seguente dichiarazione di Matteo Salvini:

"Quei giudici, pochi per fortuna, che invece di applicare le leggi le stravolgono e boicottano, dovrebbero avere la dignità di dimettersi, di cambiare mestiere e di fare politica con Rifondazione Comunista. Sono un problema per l'Italia".

Nonostante sia stato ormai ripetuto in tutte le salse - i magistrati non fanno altro che applicare la normativa vigente che costringe loro a seguire le direttive europee, in questo caso prevalenti - il ministro Salvini continua a rilasciare dichiarazioni insensate e provocatorie che cozzano con il rispetto istituzionale che deve alla Costituzione su cui ha giurato nel momento in cui è stato nominato ministro.

Mattarella non può continuare a rimanere in silenzio.