Il vicepresidente degli Stati Uniti, alcune settimane fa a Monaco, ha preteso di dare lezioni di democrazia all'Europa, dicendosi tra l'altro scandalizzato perché in Romania fosse stato impedito a Calin Georgescu di partecipare alle elezioni presidenziali, dopo che la locale Corte costituzionale aveva annullato l'esito del primo turno... proprio a causa delle irregolarità commesse da quel candidato.
Da quando l'amministrazione Trump è entrata in carica, ogni giorno i suoi rappresentanti, Trump in testa, fanno a gara nel rilasciare minacce e dichiarazioni assurde sotto ogni punto di vista - diplomatico, pratico, logico, legale, etico, morale... - che vengono smentite, ritirate, di nuovo riproposte... in una messinscena che potrebbe trovare un suo perché solo in una delle puntate più demenziali del Monty Python's Flying Circus. Invece, tutto ciò è reale.
Ed è pertanto, purtroppo, reale la progressiva compressione delle libertà che Trump e i suoi sgherri stanno progressivamente imponendo negli Stati Uniti, alla faccia del "free speech" di cui l'attuale presidente pretende di essere il profeta.
Ne è dimostrazione la vicenda di Mahmoud Khalil, attivista palestinese – ex studente della Columbia University – arrestato e trasferito in un centro di detenzione in Louisiana.
Nato nel 1995 in Siria da una famiglia palestinese, ha lasciato quella nazione a causa della guerra, cercando rifugio in Libano, dove ha conseguito il diploma di laurea in informatica presso la Lebanese American University. Successivamente Khalil, dopo aver lavorato per il governo britannico, ha deciso di proseguire gli studi negli Stati Uniti. Entrato alla Columbia University con un visto studentesco, ha ottenuto lo status di residente permanente (green card) nel 2024, consolidando così il suo diritto a rimanere negli USA mentre portava avanti la sua attività accademica.
Durante le manifestazioni di protesta in favore della causa palestinese contro il genocidio in atto a Gaza, Mahmoud Khalil si è distinto per il suo impegno e per la capacità di fare da mediatore tra gli studenti e l'amministrazione universitaria. Come negoziatore per il gruppo di attivisti, Khalil ha cercato di spingere l'università a rivedere gli investimenti diretti e indiretti con aziende israeliane la cui attività potesse essere giudicata lesiva dei diritti umani.
Lo scorso 8 marzo Mahmoud Khalil è stato arrestato, mentre era nel complesso universitario della Columbia, da agenti dell'Immigrazione e delle Dogane degli Stati Uniti (ICE), nonostante sia in possesso di una green card. Sulla base delle ultime decisioni di Trump, l'ICE può espellere uno straniero ospite se la sua attività sia giudicata in contrasto con gli interessi della politica estera statunitense.
'Khalil was kidnapped for standing up for his people'
— Middle East Monitor (@MiddleEastMnt) March 13, 2025
The wife of Mahmoud Khalil, a Palestinian activist and former Columbia University graduate student who was forcibly taken by ICE from his New York City home on 8 March, described his arrest as 'a kidnapping', which has left… pic.twitter.com/w7wQym685Q
L'arresto è stato effettuato alla stregua di un rapimento, senza l'esibizione di un mandato, in presenza della moglie, cittadina statunitense e prossima al parto. Attualmente, Khalil è detenuto presso un centro di detenzione in Louisiana. Il suo avvocato ha presentato ricorso, ottenendo temporaneamente un'ordinanza che ne blocca la deportazione dal territorio statunitense.
Il caso Khalil ha scatenato una vasta ondata di proteste in diverse città americane, con organizzazioni e gruppi studenteschi che hanno denunciato l'arresto come una chiara violazione del Primo Emendamento, sostenendo che nessuno debba essere punito per aver espresso liberamente le proprie opinioni politiche. Le manifestazioni – in alcuni casi giunte a decine di migliaia di persone – hanno visto la partecipazione di esponenti politici, accademici e attivisti, i quali hanno definito l'azione del governo come un "atto di repressione" e una pericolosa deriva autoritaria. Ieri, alcune decine di manifestanti che hanno protestato a favore di Khalil facendo irruzione nella Trump Tower di New York City sono stati arrestati.
BREAKING: Hundreds of Jews and allies have taken over Trump Tower chanting “We want justice, you say how. Bring Mahmoud home now!” and “Fight Nazis, not students.”
— Talia Jane ❤️🔥 (@taliaotg) March 13, 2025
The civil disobedience is spawned by the ICE arrest of Palestinian student Mahmoud Khalil. pic.twitter.com/eQLLfhrfmU
Il caso rientra in una politica di "addomesticamento" delle università americane che d'ora in poi si debbono adeguare alla volontà dell'attuale amministrazione, impedendo qualsiasi attività che possa esser interpretata come ostile da Trump o dai suoi squinternati ministri. E per metter le cose in chiaro, la Casa Bianca ha iniziato una serie di tagli/revoche ai finanziamenti delle maggiori e più prestigiose università americane come ritorsione a qualsiasi iniziativa giudicata dannosa, proteste studentesche comprese.
Per questo, giovedì, la Columbia University ha dichiarato di aver inflitto una serie di sanzioni agli studenti che la scorsa primavera avevano occupato un edificio del campus durante le proteste pro-palestinesi.
L'annuncio è arrivato una settimana dopo che Trump aveva dichiarato di aver annullato a quella università 400 milioni di dollari in sovvenzioni e contratti federali come consequenza di quella che ha definito la scarsa risposta dell'università dell'Ivy League all'antisemitismo presente nel campus... perché le proteste contro apartheid e genocidio commessi dallo Stato canaglia di Israele, dai nazifascisti della Casa Bianca vengono etichettate come "antisemite".