Inutile attendersi che le Nazioni Unite tramite il Segretario Generale o il Consiglio di Sicurezza possano prendere decisioni concrete per contrastare fattivamente i massacri perpetrati da Israele nei territori occupati, senza dimenticare la politica di apartheid messa in atto nei confronti degli arabi israeliani e del popolo palestinese.

Per questo, è più interessante citare l'iniziativa messa in atto da Reporters Sans Frontières (RSF) che martedì ha formalmente presentato alla Corte Penale Internazionale una denuncia per crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano contro giornalisti palestinesi a partire dal 30 marzo.

Poche ore prima della riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, RSF ha consegnato la denuncia al procuratore della CPI, Fatou Bensouda, in base all'articolo 15 dello Statuto di Roma.

Il documento cita i colpi sparati "direttamente" dai cecchini dell'IDF (Israel Defense Forces) contro una ventina di giornalisti palestinesi durante le manifestazioni nella Striscia di Gaza per la "Marcia del Ritorno".

"Le autorità israeliane non potevano ignorare la presenza di giornalisti tra i manifestanti, oltretutto dei civili, e quindi hanno fallito nel compito elementare di precauzione e differenziazione quando hanno sparato direttamente contro di loro", ha affermato il segretario generale di RSF, Christophe Deloire.

"Queste deliberate e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario costituiscono crimini di guerra", ha poi concluso Deloire.

Ma anche la comunità internazionale ritiene oramai insopportabili le arroganti menzogne della propaganda israeliana. Così, il ministro degli esteri belga Didier Reynders, affermando di esser rimasto scioccato dall'intervista rilasciata dall'ambasciatore israeliano Simona Frankel in cui aveva affermato che le persone uccise nelle proteste di lunedì erano terroristi... "55 terroristi", l'ha subito convocata dichiarando che il Belgio non può accettare il commento che tutti gli uccisi o tutti i feriti fossero terroristi.

Reynders ha poi aggiunto di esser rimasto disgustato anche per un altro commento rilasciato dalla Frankel, dove  affermava che i soldati dell'IDF sono stati costretti ad agire per evitare che vi fossero vittime da parte israeliana.

La Germania martedì ha fatto sapere di essere favorevole ad un'inchiesta indipendente su quanto accaduto al confine di Gaza, anche dopo che gli Stati Uniti avevano fatto sapere che avrebbero bloccato un'eventuale richiesta in tal senso presentata al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Il portavoce del governo Steffen Seibert ha dichiarato: "Riteniamo che una commissione investigativa indipendente possa chiarire gli incidenti e le violazioni nell'area di confine".

Il governo turco ha espulso l'ambasciatore israeliano ad Ankara in segno di protesta contro l'uccisione di decine di manifestanti palestinesi a Gaza. Il ministero degli Esteri turco ha dichiarato di aver informato l'ambasciatore che il far ritorno nel proprio Paese per qualche tempo sarebbe stata una mossa intelligente.

In risposta, il ministro dell’Agricoltura israeliano Uri Ariel ha reso noto di aver ordinato di sospendere le importazioni di prodotti agricoli dalla Turchia.

Anche martedì i soldati israeliani hanno sparato colpi di arma da fuoco contro i manifestanti di Gaza, uccidendo un palestinese a est del campo profughi di al-Bureij, nella zona centrale della Striscia di Gaza.

Il bilancio delle vittime, da lunedì, è salito così a 62, mentre il numero odierno dei feriti è di 113 feriti, di cui 17 da proiettili. A questa pagina, l'elenco dei morti e i loro volti.