Tutti i capipopolo che hanno come riferimento il proprio partito personale devono avere anche uno o più nemici da mostrare alle proprie truppe sia per motivarle sia per aumentare il proprio consenso.
È un "giochino" che è talmente abusato che oramai gli italiani dovrebbero averlo capito. Evidentemente, però, così non è, perché i capipopolo continuano a nascere e rinascere, riciclandosi nonostante i precedenti fallimenti.
Ultimo lampante esempio in tal senso è Matteo Renzi che adesso - tanto per cominciare - ha indicato come nemici la new entry Matteo Salvini ed un classico sempre verde come Massimo D'Alema. Niente di sorprendente, per carità. Per Renzi la politica, come ha dimostrato fin dai suoi primi passi nell'ambiente, non è mai certo stata intesa come servizio alla comunità, ma come strumento efficace di affermazione personale... così, da andreottiano convinto, Renzi si è adattato fino a definirsi socialista (dire diventarlo sarebbe esagerato)... e dopo aver constatato che in quel ruolo, in futuro, sarebbe al massimo stato un semplice comprimario, ecco che allora ha deciso di crearsi un proprio partito.
Un'operazione facile, a livello di Palazzo, perché in Parlamento Renzi aveva deputati e senatori che lui aveva indicato alle ultime politiche. Inoltre, Renzi nel 2018 aveva scelto di presentarsi al Senato e di riunire in quell'aula i più fidati pretoriani, perché lì i numeri sono ridotti e perché lì, in caso di insuccesso, sapeva che in seguito anche pochi seggi avrebbero potuto essere determinanti.
Naturalmente, seduto nei banchi dell'opposizione, è impossibile far valere i propri numeri. Per questo, Renzi ha approfittato di "quer pasticciaccio brutto de via" Bellerio con Salvini che ha sbagliato la data della crisi, e si è promosso come fautore del nuovo governo giallorosso, quando questo - quasi sicuramente - sarebbe nato comunque dopo le prime consultazioni al Quirinale.
Dopo essersi assicurato una maggioranza, Renzi adesso vuole approfittarne per spacciarsi ai futuri elettori come protagonista, nume tutelare, guida reale - seppur nell'ombra - del nuovo governo. Insomma, da una posizione diversa e con strumenti diversi, farà quello che ha fatto Salvini nei 14 mesi del governo gialloverde. E quando riterrà di avere i numeri sufficienti per essere protagonista anche nella prossima legislatura, Renzi farà cadere il governo.
Non è che sia necessario aver fatto studi di politologia per anticipare uno scenario simile. L'Italia lo ha già visto messo in atto più volte. Il guaio è che gli italiani, una buona parte almeno, sembra ancora non averlo capito o, comunque, sembrano averlo già dimenticato.
E quale sia il disegno di Renzi, tanto è evidente nella sua banalità, se ne è accorto pure Prodi, ottimo tecnico, ma scarsissimo politico.
Per l'ex premier ed ex presidente della Commissione Ue, "l'uscita di Renzi era assolutamente prevedibile. Ma ugualmente inspiegabile nei tempi. Non si può operare per costruire un governo e immediatamente mettere un'ipoteca sullo stesso governo.
La scelta di Renzi ha meno importanza di quella che le si attribuisce. Adesso il suo eventuale distacco dal governo sarebbe palese e quindi lo pagherebbe più di prima.
Mi ha molto colpito l'intervista di Renzi che annunciava la sua uscita e come programma usava una sola parola: futuro. Un programma che potrei ripetere anch'io che ho compiuto 80 anni, perché va bene sempre, per tutti. E non dice niente.
Nei partiti è obbligatorio saper stare in minoranza e confrontarsi continuamente nelle sedi appropriate anche quando si perde. Rifugiarsi alla Leopolda, non sostituisce il confronto di un congresso aperto a tutte le tesi".
Ma a Renzi - e non è il solo, per carità - del futuro dell'Italia non interessa un fico secco. A Renzi interessa il futuro di Renzi e dei suoi familiari. Ma ci saranno ancora degli italiani che continueranno a non capirlo!
Che cosa accadrà a breve? Che in Parlamento i provvedimenti del nuovo governo dovranno avere la bollinatura di Renzi e, contemporaneamente, il senatore semplice sarà tra i nuovi ospiti fissi dell'etereo mondo fatto di luci - e di luci e di luci ecc. - di Barbara D'Urso. Conquistato il palazzo, adesso Renzi deve anche inventarsi degli elettori.