Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati, fondato nel 2003 da don Giuseppe Serrone, "con profondo dolore ha appreso della morte di Papa Francesco, unendosi alla preghiera della Chiesa e di tutti gli uomini e le donne sparsi per il mondo".
Il Conclave che si celebrerà dal prossimo 7 Maggio sarà innanzitutto il più affollato della Storia. Mai prima d’ora un numero così elevato di cardinali aventi diritto al voto (tutti quelli che non hanno compiuto 80 anni alla morte di Francesco) sono entrati nella Cappella Sistina. Il collegio elettorale che si troverà a breve a dover scegliere il successore del primo pontefice proveniente dalle Americhe è però anche il più eterogeneo ed internazionale di sempre. Nei suoi dieci Concistori Francesco ha infatti raggiunto una quasi copertura totale del globo, con cardinali provenienti da ben 89 nazioni. Questa così ampia frammentazione comporta un problema che si renderà presto evidente quando i porporati arriveranno a Roma per procedere all’elezione del successore di Bergoglio: la maggioranza di costoro nemmeno si conosce.
Proprio ai cardinali elettori di tutto il mondo si rivolgono i preti sposati per auspicare la scelta di un nuovo Papa "fedele al Vangelo e aperto all'oggi". L'invito auspica anche l'allontanamento delle logiche politiche di potere dalla scelta del successore di S. Pietro. Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati rilancia la sua battaglia sul rientro nella chiesa che il nuovo Papa dovrebbe favori con un cambiamento possibile delle norme canoniche.
"I sacerdoti sposati - afferma nel suo appello don Serrone dopo la morte di Papa Francesco - sono una ricchezza da valorizzare per le diocesi e le parrocchie. Matrimonio e ordine sacro sono due sacramenti conciliabili tra loro, secondo la prassi delle prime comunità cristiane che avevano al loro interno papi, vescovi e preti sposati. Chiedo perciò a cardinali che si riuniranno a Roma nel prossimo conclave e al nuovo Pontefice che sarà eletto di far rientrare nella Chiesa quei sacerdoti sposati e regolari che hanno ottenuto regolare dispensa e hanno un matrimonio religioso e intendono impegnarsi pastoralmente".
Anche la moglie di don Giuseppe, Albana Ruci, originaria di Valona (Albania), si unisce all'appello ai cardinali e al nuovo Papa per essere riammessi nella Chiesa nell'anno giubilare 2025:
"Rivolgo un appello a reinserire nel ministero sacerdotale i sacerdoti ora sposati con un percorso previsto dal diritto canonico. Non accada più che una giovane donna di soli 28 anni, come me nel 2004, venga ricoverata in ospedale psichiatrico per le conseguenza di un'aggressione con lancio di pietre e urla nei suoi confronti solo perché dopo le dimissioni ha iniziato una storia d'amore con il parroco del paese, aggressione che pesa ancora sulle mie condizioni di salute attuali. Non accada più che la madre di un sacerdote venga umiliata telefonicamente perché il figlio si è dimesso dalla parrocchia e ha iniziato un percorso verso il matrimonio. Noi, non abbiamo lasciato la Chiesa, ma ci sentiamo dentro la Chiesa. La riammissione al sacerdozio non sarà sicuramente la prima gioia della nostra vita, ma sarà senz'altro una gioia per sempre, infinita".