Nel resoconto della buonanotte di ieri, il presidente Zelensky  ha nuovamente accusato la Russia di utilizzare la centrale nucleare di Zaporizhzhia come arma di ricatto:

"Facendosi scudo dell'impianto, i russi - ha detto il presidente ucraino - stanno bombardando le città e le comunità vicine. Le truppe russe nascondono munizioni ed equipaggiamento proprio nelle strutture della centrale. Tutto ciò mostra chiaramente che la Russia sta rifiutando gli appelli a garantire la sicurezza inviati dai paesi dell'Unione Europea e da altre 15 nazioni - 42 in totale - che hanno invitato la Russia a ritirare le sue forze dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia. ...Le radiazioni provocate da qualsiasi incidente nella centrale potranno colpire i paesi dell'Unione Europea, la Turchia, la Georgia e anche paesi di regioni più lontane. Tutto dipende dalla direzione e dalla velocità del vento. ...Questo problema è già stato portato al più alto livello internazionale: l'ONU e l'AIEA ... dobbiamo passare da discussioni e appelli a nuove dure sanzioni contro la Russia, contro Rosatom e l'intera industria nucleare dello stato terrorista. Tutte le truppe russe devono essere immediatamente ritirate dall'impianto di Zaporizhzhia e dalle aree limitrofe senza alcuna condizione.Il mondo ha combattuto per molti decenni per un controllo adeguato su tutte le attività con nucleari e per la sicurezza contro le radiazioni. E se ora al mondo manca la forza e la determinazione per proteggere una centrale nucleare, significa che il mondo perde. Perde contro i terroristi. Cede al ricatto nucleare. E questo potrebbe essere un precedente per incoraggiare altri terroristi".

Zelensly ha poi aggiunto di aver tenuto una riunione sulla preparazione della "piattaforma Crimea", comunicando la creazione di un Consiglio consultivo sulla liberazione della Crimea, in modo da coordinare tutte le misure e i progetti necessari per raggiungere tale obiettivo.

E a proposito di Crimea, nelle prime ore di martedì, si sono registrate esplosioni segnalate in un deposito di munizioni nel nord della penisola, in una località a sud-est della città di Dzhankoy. La Russia ha confermato ufficialmente la notizia.

"Mi trovo nel villaggio di Azovsky, distretto di Dzhankoi, dove questa mattina, è scoppiato un incendio nel territorio del deposito temporaneo di munizioni di una delle unità militari. Al momento le esplosioni continuano",

ha scritto sul proprio canale Telegram Sergej Aksënov, attuale Capo della Repubblica di Crimea, aggiungendo che una zona di cinque chilometri è stata transennata intorno al luogo dell'incidente e le persone sono state evacuate. 

Il ministero della Difesa russo conferma la tesi dell'incendio, mentre gli ucraini, ancora una volta, non hanno rilasciato dichiarazioni in cui rivendicano un possibile attacco. Intanto, però, la Russia registra un nuovo duro colpo alla logistica che supporta l'invasione della parte meridionale dell'Ucraina.

L'esercito di Mosca continua a bombardare l'area di Kharkiv e Sumy, ma l'avanzata nel Donbass non riesce a proseguire, mentre aumentano, secondo Kiev, le perdite subite dai russi in Ucraina dal 24 febbraio: 43.900 soldati, 1.880 carri armati, 4.152 veicoli corazzati da combattimento, 3.049 veicoli e serbatoi di carburante, 989 sistemi di artiglieria, 263 sistemi di lancio multiplo di razzi, 136 sistemi di difesa aerea, 196 elicotteri, 233 aeroplani, 790 droni e 15 imbarcazioni.