"Andrea è uno dei capitoli della mia vita, il più bello, quello la cui fine non vorrei mai leggere, ma è finito". Così Teresa Manes introduce il racconto della morte di suo figlio nel libro "Andrea oltre il pantalone rosa".
Teresa Manes è la madre di Andrea Spezzacatena, studente del liceo Cavour di Roma che, dopo esser stato vittima di bullismo e cyberbullismo, nel novembre del 2012 si tolse la vita.
Andrea, per la scuola che frequentava, era diventato "Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa", affibbiatogli per aver indossato un paio di pantaloni che, a causa di un bucato non proprio perfetto, si era scoloriti, tanto da diventare di quel colore.
A causa di ciò la sua vita diventò un inferno: qualcuno creò una pagina Facebook per umiliarlo, altri scrissero sui muri della scuola che era "frocio", altri ancora nelle chat lo derisero scrivendo: "mo te kiameremo pippi pia cazzi lunghi"... "lo vuoi il pene, eh?"...
Alla fine, Andrea Spezzacatena non potendo più sopportare le continue umiliazioni si impiccò: aveva 15 anni.
Dal libro scritto dalla madre, è stato tratto un film, "Il ragazzo dai pantaloni rosa", presentato alla Festa del Cinema di Roma anche con una proiezione riservata alle scuole.
Durante la proiezione, molti dei ragazzi presenti hanno commentato il film con urli, insulti, battutacce... fino ad augurarsi che il protagonista si togliesse la vita il prima possibile!
Così Teresa Manes ha commentato quanto accaduto:
"Quanto accaduto il 24 mattina ad "Alice nella città" dà la misura dei tempi che viviamo. Un gruppo di studenti, accompagnati( e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film #IlRagazzoDaiPantaloniRosa , ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni.«Frocio, Ma quando s'ammazza, Gay di merda...» sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto.Quando poco fa mi è stata riportata la notizia, mi e' stato pure chiesto quanta rabbia mi facesse tutto questo. La rabbia è un'emozione che non mi appartiene. Pure il senso d'impotenza ho scoperto col tempo essere uno stato a me ignoto. Credo però fermamente che noi adulti dobbiamo essere esempio e guida per le nuove generazioni.Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.Io non so se dietro quel gruppo rumoroso ci sia l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide.Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima. Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare si!"
Ma al peggio, specie in tempi di (post) fascismo, non c'è mai fine. Così dopo quanto accaduto, i genitori di una scuola media di Treviso hanno chiesto alla preside di non proiettare il film sostenendo che una riflessione su temi come omofobia e bullismo avrebbe potuto avere effetti negativi sui loro figli (fonte Ansa... per chi non ci credesse).
Pochi giorni fa un altro 15enne, Leonardo Calcina, si è suicidato dopo aver subito pesanti atti di bullismo. Sono centinaia le denunce in tutto il paese.
Nonostante cciò, come ci ricorda l'onorevole Piccolotti (AVS), il Governo (post) fascista di Giorgia Meloni continua ad ignorare questa situazione, arrivando al punto di cancellare da ogni agenda il tema del contrasto all'omofobia e alla transfobia:
"Sono terrorizzati da una inesistente propaganda gender", afferma Piccolotti, "ma dovrebbero sapere che mentre loro si perdono nel delirio oscurantista, molti giovani perdono la fiducia in se stessi a causa delle violenze fisiche e psicologiche, smarriscono la serenità e la gioia di vivere, e alcuni arrivano persino a rinunciare a farlo.Tutto questo si risolve con voti in condotta e punizioni per gli studenti che si mobilitano per il clima o che occupano la scuola?Sappiamo tutti che non è così. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro Valditara per chiedergli se dopo questi ennesimi casi di omofobia tra i giovani abbia intenzione di fare qualcosa. Vogliamo l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, per evitare sofferenze, per insegnare il rispetto e l'accoglienza a partire dalle nuove generazioni".
Una settimana fa, Meloni ha ricevuto i complimenti dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan "per la sua posizione che sostiene la nozione di famiglia e difende i valori della famiglia di fronte ai sostenitori Lgbt", secondo quanto scritto in una nota della Direzione delle comunicazioni della Turchia dopo una telefonata intercorsa tra i due leader.