I raid aerei americani sembra siano stati decisivi: dalla Libia arriva la notizia che Sirte non è più il "porto sicuro" che l'Isis tanto declamava.
Il porto da cui fare rotta verso Roma - come ancora riportano scritto i brandelli di muri sventrati - è invece per i jihadisti una roccaforte perduta. Per un anno l'Isis ha dettato legge, a Sirte: ha imposto divieti, ha giustiziato barbaramente i trasgressori in base alla legge islamica, con un'interpretazione della sharia che però è respinta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano.
UNA CITTA' FANTASMA
La stragrande maggioranza dei civili ha già lasciato la città, ovunque regna l'abbandono; il futuro di Sirte non è ancora stato disegnato, e molti temono - dopo la totale "bonifica" dai militanti dell'Isis - l'inizio di un'altra "guerra" per il controllo della città.
In undici giorni gli Stati Uniti hanno compiuto un totale di 41 raid aerei a Sirte, roccaforte dello Stato islamico in Libia: una media di 3,7 bombardamenti al giorno dal primo all'11 agosto. E' quanto emerge dall'ultimo aggiornamento dell'operazione "Odyssey Lightning" pubblicato dal comando militare Usa per l'Africa (Africom).
Ma l'inviato Onu Martin Kobler ha messo in guardia: "i raid aerei Usa non possono sconfiggere l'Isis. la lotta deve essere condotta dai libici e realizzata con truppe di terra", ha avvertito, invitando tutti i gruppi del paese a sostenere Sarraj.