Luigi Di Maio riflette sulla vicenda Consip ed afferma che, in merito ad essa Matteo Renzi non poteva non sapere. Un'affermazione logicamente inattaccabile. Da una parte c'è un mucchio di soldi rappresentato da un bando pubblico da quasi 3 miliardi di euro, dall'altra un gruppo di persone che, a vario titolo, cercano di ottenere quei soldi.

Alfredo Romeo è un imprenditore che opera nel settore servizi, il bando Consip è relativo al suo settore di competenza. Pertanto, l'interesse di Romeo a quella gara è più che giustificato.

Ma Carlo Russo e Tiziano Renzi perché dovrebbero interessarsi ad una gara Consip? Perché dovrebbero svolgere il ruolo di "facilitatori"? In base a quale titolo, in base a quale ruolo? Le uniche loro "qualità", correlate a questa vicenda, sono la conoscenza dell'ammnisratore delegato Consip Luigi Marroni e la conoscenza|parentela con l'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, in funzione di quella carica l'uomo forse più potente d'Italia (come recentemente lui stesso si è definito).

Quindi, pensare che Romeo si sia rivolto a Russo e Tiziano Renzi perché facessero pressione su Marroni, spendendo il nome di Matteo Renzi è nell'ordine delle cose. Se Matteo Renzi sia poi intervenuto o meno facendo pressioni su Marroni, questo non è stato detto e neppure ipotizzato, ma che Tiziano Renzi si sia interessato della vicenda senza poi informarne il figlio è poco credibile. Ma, maturalmente, questo riguarda il campo delle ipotesi e, probabilmente, sarà la magistratura a comunicarcelo nel caso l'inchiesta lo dimostri.

Quello che è assodato è che la vicenda riguarda il cosiddetto Giglio Magico, persone vicine a Renzi e nominate da Renzi in posti chiave del potere regionale (toscano) e nazionale.  Ma non solo. L'inchiesta è nata proprio su dichiarazioni fatte da persone del Giglio Magico e non da avversari politici e neppure da magistrati che abbiano agito per scopi politici.

Perché questa sottolineatura? Per notare che il post su facebook di Luca Lotti, il cui contenuto è stato condiviso da Renzi tramite tweet, è alquanto confuso e paradossale. Che cosa dice il ministro dello Sport?

«Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere. Oggi il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia. Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo. Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo.

La verità è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d'ufficio. Si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso. Lo ripeto con forza e sfido chiunque oggi dica il contrario ad attendere la conclusione di questa vicenda così paradossale.

Attendo che eventualmente si celebri il processo, nelle aule di tribunale e non sui giornali: contano gli articoli del codice penale, non dei quotidiani. Ma voglio dirlo chiaramente: se qualcuno pensa di far passare il messaggio che siamo tutti uguali, che noi siamo come gli altri, che "tutti rubano alla stessa maniera", avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene. Abbiamo governato per anni Firenze e l'Italia senza farci trascinare nel fango. La verità non ha paura del tempo. E noi abbiamo pazienza e forza per sopportare la vergognosa campagna di queste ore.»

La vergognosa campagna di cui parla Lotti è farina del sacco di persone legate a Matteo Renzi. I magistrati hanno agito in conseguenza di fatti che non potevano ignorare. Le dichiarazioni dell'inchiesta rilasciate da Marroni e Vannoni (renziani doc) hanno "costretto" gli investigatori ad una serie di verifiche che hanno portato la vicenda ad interessare direttamente anche la famiglia Renzi.

Il nervosismo di Lotti è dovuto anche all'iniziativa dei capigruppo 5 Stelle Montevecchi e Caso che hanno annunciato di aver depositato a Camera e Senato una mozione di sfiducia nei suoi confronti pretendendone l'esclusione dal Governo.

Una bella gatta da pelare, non c'è che dire, per il governo Gentiloni che al Senato, dopo la costituzione del nuovo gruppo degli scissioni PD non ha i numeri per supportare Lotti.

Anche per il neo gruppo dei democratici e progressisti questa mozione di sfiducia presenta un bel rebus. Loro hanno detto di voler supportare Gentiloni, ma possono confermargli la fiducia anche in merito al caso Lotti? E con che faccia poi andrebbero sul territorio a chiedere voti per dire che loro sono diversi dal PD renziano?

Sì, il nervosismo di Lotti è giustificato, anche se la necessità di molti parlamentari di arrivare a fine legislatura può costituire il suo salvagente.