«"La pagina non presenta violazioni". In attesa di ricevere ulteriori chiarimenti tecnici sull'accaduto, se dovesse succedere di nuovo, invitiamo tutti a pazientare e non creare pagine, gruppi o eventi alternativi. Generano confusione e disorientamento.

Ogni attacco o problema sui social riempirà semplicemente di più le piazze. Per chi non l'avesse capito...

Grazie a tutti!
#6000sardine»

Quella sopra riportata la nota con cui gli amministratori hanno fatto sapere lunedì mattina che la pagina Facebook ufficiale delle "sardine" era di nuovo disponibile, con contenuti ed appuntamenti per i nuovi eventi.


Sintomatico quanto accaduto, a dimostrazione di come certi "fantastici" strumenti di aggregazione e di democrazia partecipata siano in realtà delle fantastiche "sòle".

Infatti, è stato sufficiente che qualcuno, usando dei bot, segnalasse negativamente una pagina per farla disattivare. Il democratico ed intelligentissimo (dal punto di vista artificiale) social network ha subito "abboccato", oscurando una pagina che non doveva essere oscurata.

È il metodo "punitivo" alla base del funzionamento di Facebook e di altri monopolisti del settore IT che rende ridicoli questi sistemi spacciati come democratici e partecipativi, ma che in realtà promuovono solo ciò che è funzionale al loro interesse commerciale e a ciò che, molto probabilmente, suggerisce loro, in relazione al Paese in cui operano, il "sentiment" politico prevalente.