Mentre la Spagna si interroga se nel Paese ci siano prigionieri politici o politici che sono in prigione, oggi il Belgio doveva decidere sull'estradizione o meno di Puidgemont e degli altri ministri della Generalitat - Toni Comín, Meritxell Serret, Clara Ponsatí e Lluís Puig - rifugiatisi a Bruxelles, per evitare il carcere dopo l'avvio del procedimento giudiziario che ha fatto seguito alla dichiarazione d'indipendenza.
Nel frattempo, proprio questa mattina, il giudice del "Tribunal Supremo" Pablo Llarena ha deciso che i sei ministri della Generalitat detenuti - Raül Romeva, Carles Mundo, Dolors Bassa, Meritxell Borras, Jordi Turull, Josep Rull - possono uscire dal carcere dietro cauzione da 100mila euro... per ognuno di loro. ANC e Omnium Cultural hanno versato sei assegni per un importo di 600mila euro, permettendo così ai sei di essere liberati nelle prossime ore.
Invece, l'ex vicepresidente della Generalitat Oriol Junqueras, l'ex ministro dell'Interno Joaquin Forn e i due leader dei movimenti indipendentisti ANC e Òmnium Cultural, Sànchez e Cuixart, dovranno rimanere in carcere.
L'udienza che doveva decidere della sorte di Puidgemont è iniziata puntualmente alle nove. Paul Bekaert, l'avvocato che insieme a Jaume Alonso-Cuevillas difende i rifugiati catalani, in precedenti dichiarazioni rilasciate alla stampa aveva anticipato la linea di difesa per far ottenere ai propri assistiti il diritto d'asilo in Belgio, con la motivazione che la Spagna stia violando i diritti umani e, per tale motivo, debba essere respinta la richiesta di estradizione.
Poco prima dell'una, il giudice belga ha rimandato al 14 dicembre la propria decisione, a sette giorni dal voto con cui la Catalogna è chiamata ad eleggere la nuova Generalitat.
In base agli ultimi sondaggi resi noti questo lunedì, il blocco indipendentista costituito da ERC, dato per sicuro vincitore, e Junts per Catalunya, il partito di Puigdemont, sarebbe vicino ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, pari a 68 parlamentari.