Un’Altra Calabria è possibile è una lista di uomini e donne, la maggior parte di provenienza civica, che ha partecipato alle ultime elezioni regionali calabresi nella coalizione per De Magistris presidente, proponendo Mimmo Lucano come capolista nelle tre circoscrizioni calabresi.

Il 14 dicembre a Crotone si è tenuta l’assemblea pubblica di Un’altra Calabria è possibile “con l’obiettivo di coinvolgere le forze politiche e sociali del territorio in un percorso di ampio respiro per restituire una prospettiva di sviluppo sociale, civile, culturale, ambientale ed economico a Crotone ed in tutta la Calabria”, come è scritto in un comunicato.

Ad aprire il lavori il leader locale del gruppo politico, Filippo Sestito, già candidato alle ultime elezioni regionali, che ha affrontato il tema della sanità pubblica calabrese, dell’ambiente e delle infrastrutture, indicando in questi tre ambiti le priorità che sono “al centro dell’azione politica di Un’altra Calabria è possibile”.

Altri numerosi interventi si sono succeduti, tra cui quello di Giusy Acri che ha parlato come esponente di ANPI, dichiarando la disponibilità dell’associazione antifascista, immagino della sezione locale perché come tesserata ANPI non sono stata interpellata su questa posizione, a far parte del progetto politico, sottolineando l’importanza di rimettere al centro del dibattito argomenti fondamentali inerenti la tutela dei diritti civili e l’accoglienza.

Altri interventi citati nel comunicato, come quello di Pino De Lucia, rappresentante di LegaCoopsociali e di Antonio Tata, rappresentante di Libera, hanno posto questioni importanti per il contesto regionale, come Domenico Denaro, FLC CGIL Calabria, che “ha posto l’accento su un aspetto specifico che riguarda l’assenza di prospettive per i nostri giovani e la loro costante emigrazione che impedisce il ricambio generazionale”. 

L’assemblea ha quindi avuto come filo conduttore, a giudicare da quanto riportato nel comunicato, il problema della mancanza di infrastrutture, l’emergenza ambientale, energetica e sanitaria, che, come ha affermato Sasà Albanese, non sono criticità peculiari del crotonese, ma sono le criticità dell’intero territorio regionale e ha posto la questione della necessità di costruire un “fronte largo capace di rappresentare nelle sedi istituzionali le istanze ed i bisogni reali dei cittadini proprio a partire dalla sanità, dalle infrastrutture, dall’ambiente e dal ciclo dei rifiuti”, riassumendo quindi in questi quattro pilastri l’essenza del progetto politico di Un’altra Calabria è possibile, che punta ad un radicamento territoriale coinvolgendo diverse realtà della società civile organizzata per intraprendere un cammino politico collettivo in grado di portare nei luoghi decisionali della politica esponenti di un movimento che fonda la sua esistenza sulla giustizia sociale e sulla tutela dei diritti.

Tutto sarebbe condivisibile se non saltasse immediatamente all’occhio la  carenza di interventi e di pensiero politico esplicito su un altro grave problema che affligge la Calabria, regione dove la disoccupazione femminile tocca vertici da record europei, dove il gender gap in ogni ambito è elevatissimo, dove è asintoticamente vicino allo zero l’investimento in consultori, centri antiviolenza, case rifugio per donne che devono salvarsi dalle violenze domestiche esercitate dai loro partner o ex partner, sanità preventiva per le patologie femminili e le gravidanze indesiderate, iniziative culturali mirate all’abbattimento degli stereotipi di genere.

Nessuna lotta politica in ambiti fondamentali come quelli declinati dai relatori dell’assemblea può avere senso se non connessa con la doverosa e non più procrastinabile lotta politica perché le donne abbiano pari opportunità in ogni ambito lavorativo, sociale e politico.

Non bastano le panchine rosse che hanno caratterizzato la giornata del 25 novembre in molti comuni calabresi ad assolvere i politici locali, quelli dentro e quelli fuori le istituzioni.

L’assemblea di Un’Altra Calabria è possibile, a giudicare da quanto riportato nel comunicato ufficiale, risulta monca di un tema e di relazioni fondamentali per apprezzare il tentativo di rilancio di un movimento di sinistra solidale come autenticamente innovativo.

Che peccato!