Martedì 17 agosto i vescovi italiani si sono riuniti on-line, in sessione straordinaria, per "riflettere" su alcuni temi: gli insegnanti di religione cattolica, la crisi umanitaria in Afghanistan, il sisma che ha colpito Haiti... e il dibattito sul fine vita.
In relazione a quest'ultimo argomento, la Cei ha espresso "grave inquietudine ... per la raccolta di firme per il referendum che mira a depenalizzare l'omicidio del consenziente, aprendo di fatto all'eutanasia nel nostro Paese".
Secondo la Conferenza episcopale italiana, "chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l'angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita.
Scegliere la morte è la sconfitta dell'umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali.
Non vi è espressione di compassione nell'aiutare a morire, ma “il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell'esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta” (Samaritanus bonus, V, 2)".
A leggere una tale dichiarazione si rimane esterrefatti. Da una parte si condanna l'eutanasia (che comunque verrebbe applicata solo a certe condizioni) e dall'altra si dice che il Magistero della Chiesa, per ogni persona, ammette il diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta.
Probabilmente se per Bassetti e gli altri vescovi italiani l'eutanasia venisse chiamato ugo, baldassarre o sarchiapone... insomma in qualunque altro modo diverso da eutanasia, finirebbe per essere accettata!