Oggi è finalmente arrivato il giorno in cui gli Stati Uniti decideranno chi dovrà essere il nuovo presidente che per quattro anni guiderà il paese dal 2017, anche se non sarebbe neppure sbagliato aggiungergli anche la qualifica di imperatore.

Come spesso ricordava nei suoi libri Gore Vidal, la fine della seconda guerra mondiale ha sancito, tra le altre cose, la nascita di un periodo di Rinascimento culturale, economico e politico degli Stati Uniti  facendoli diventare, di fatto, i padroni del mondo dopo il dissolversi dell'impero britannico prima e dell'Unione Sovietica dopo.

La Cina, oggi, si sta candidando per un ruolo da co-protagonista, ma ancora non è pronta. Quindi, l'elezione di un presidente americano non è cosa che possa interessare solo gli americani, ma anche il resto del mondo. E così sarà.

La corsa, in questa edizione, forse più marcatamente di quanto sia accaduto in passato, è al ribasso. Chiunque abbia potuto parlare personalmente con degli americani, la scelta è tra chi possa essere considerato meno indecente tra Hillary Clinton e Donald Trump.

Donald Trump è un imprenditore, da stabilire se di successo o meno, dal passato non certo cristallino, l'altra è una politica di lunga data le cui vicende passate la fanno sempre più somigliare alla protagonista di uno spin-off di House of Card.

Naturalmente, oltre agli indecisi, ci sono anche i convinti. Tra i democratici sono coloro che hanno sposato la tesi che Trump alla Casa Bianca sarebbe una calamità naturale peggiore del peggiore di tornadi. Tra i repubblicani, invece, la convinzione si basa sui contenuti, che possano piacere o meno: dall'abolizione delle (pur pallide) riforme di Obama, dalla difesa delle armi... fino all'abolizione o alla radicale modifica dei trattati commerciali come il NAFTA (ipotesi non certo assurda).

Considerando che, al di là del numero di preferenze ricevute, un presidente americano sarà nominato dai cosiddetti grandi elettori che variano di numero da Stato a Stato, è difficile dire, nonostante alcuni sondaggi indichino la Clinton avanti, chi risulterà il vincitore. Probabilmente sarà una lotta all'ultimo... Stato, ma bisogna anche considerare che i modelli di previsione attualmente utilizzati potrebbero non descrivere correttamente lo scenario attuale, con un candidato sotto molti aspetti "anomalo" come è Donald Trump. La sorpresa, pertanto può essere dietro l'angolo.

La quasi totalità dei media, e non solo quelli americani, fa il tifo per la Clinton e ne promuove l'immagine ben oltre una minima correttezza deontologica e professionale nello svolgere il lavoro di informatori.

Infatti, dopo che il direttore dell'FBI James Comey l'abbia prosciolta da ogni accusa riguardo il trattameno e la diffusione di email riservate che potevano mettere a rischio la sicurezza nazionale a due giorni dal voto, nessuno si è chiesto come sia stato possibile escludere tale eventualità analizzando il contenuto di 650.000 email in pochissimi giorni! Tutto ciò ha quasi del miracoloso.

Ma a questo, bisogna aggiungere che l'informazione si è pure dimenticata di ricordare che un'altra inchiesta grava sulla testa di Hillary Clinton ed è relativa all'attività della Fondaìzione Clinton, sia in relazione ai finaziamenti ricevuti sia all'utilizzo che ne è stato fatto.

Ma anche in questo caso pare che la candidata democratica possa dormire sonni tranquilli, perché l'inchiesta è condotta dal vice direttore del'FBI Andrew McCabe, la cui nomina parrebbe essere stata favorita propio dalla stessa Clinton.

Insomma, facendo un riassunto dei fatti collegati ad entrambi i candidati, le vicende televisive di Francis "Frank" J. Underwood e signora sembrano quasi esser roba da educande. Pertanto, inutile augurarsi che vinca il migliore... perché non esiste.