Questo è, in ordine di tempo, l'ultimo parto del vittimismo renziano pubblicato via social:

"Hanno messo online il mio conto corrente, violando Costituzione e Leggi. Hanno scelto come testimone dell’accusa penale un avversario politico. Hanno captato comunicazioni e intercettazioni con un metodo che è stato contestato persino dalla Cassazione.Da anni spendono centinaia di migliaia di euro e impiegano decine di finanzieri per una caccia all‘uomo teorizzata dalla corrente dei giudici di Magistratura Democratica come la stretta di un “cordone sanitario attorno al senatore Renzi”.Quello che sta accadendo dovrebbe indignare l’opinione pubblica, i media, gli avversari politici. Non i miei amici. Perché i miei amici sanno che vicende come queste non mi impauriscono ma anzi mi danno la carica per rilanciare.Mi aspetta una lunga battaglia in sede civile e penale per ottenere il risarcimento che merito. La farò con tenacia e metodo, passo dopo passo, senza rabbia. Non ho nulla da temere ed anzi la pubblicazione incivile di questi documenti non fa che confermare la mia trasparenza e correttezza.Ma in sede politica spero che qualcuno rifletta sul fatto che ciò che sta accadendo a me è una reiterata violazione di legge che fa male alle Istituzioni.A chi in queste ore mi sta mostrando affetto va il mio grazie più sincero. Vi voglio bene e vi aspetto alla Leopolda con il sorriso di chi non si è stancato di lottare. Buon weekend".

Senza neppure verificare di cosa Matteo Renzi stesse parlando e chi stesse accusando, i suoi parlamentari (e purtroppo anche molti media) si sono precipitati a confermare i contenuti di quanto da lui dichiarato (e come sempre minacciato) con queste parole:

"Pubblicare l’estratto del conto corrente di un senatore e farlo avendo nelle mani intercettazioni non penalmente rilevanti uscite da palazzi della Procura, è un fatto che democraticamente dovrebbe allarmare tutti. Non Matteo Renzi. Tutti.""Ci sono cose che fanno male al diritto, all’informazione, alla democrazia.La pubblicazione dell’estratto conto di chiunque, in questo caso di un parlamentare, acquisito irregolarmente nel silenzio di chi la legge la dovrebbe tutelare è veramente preoccupante. E non dovrebbe essere solo un problema di Matteo Renzi."Teresa Bellanova Ettore Rosato

Alle dichiarazioni di Bellanova e Rosato, ci mancherebbe, si sono aggiunte quelle di altri renziani presenti in Parlamento. Inutile riportarle, perché il tenore è sempre lo stesso.

Ma di cosa si sono indignati? Del fatto che il Fatto Quotidiano  ha pubblicato l'elenco delle società che hanno pagato oltre 2 milioni e mezzo di euro (per la precisione 2.644.142,48) a Matteo Renzi per le sue prestazioni professionali.  I versamenti sono elencati negli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open. Ma di quale conto corrente parla Matteo Renzi?

Questo è quanto scritto negli atti della Procura, come riportato da il Fatto: Tra gli allegati alla segnalazione per operazioni sospette, risulta accluso l’estratto, dal 14 giugno 2018 al 13 marzo 2020, del conto corrente (…) Bnl – filiale Senato Roma, intestato a Matteo Renzi". La lista dei bonifici in entrata è lunga: “Dalla disamina dell’estratto conto – scrivono le Fiamme Gialle –, si rilevano: in avere per complessivi 2.644.142,48 euro”. E poi aggiungono: “In dare, uscite per 2.543.735,66 euro, di cui 1.221.009 sono bonificati verso altro rapporto intestato allo stesso Renzi”.

Le entrate di Renzi dal 2018 al 2020 sono state riassunte in questa tabella, titolata il conto corrente:

Come si vede, ciò che è stato pubblicato è relativo solo alle entrate delle attività extraparlamentari di Matteo Renzi, quelle che lui è fiero e contentissimo di svolgere nonostante ricopra una carica pubblica, quella di senatore, alla quale è stato eletto per rappresentare a tempo pieno un collegio di elettori.

Gli oltre 2,5 milioni di euro sono il compenso di quelle attività che Renzi non ha mai negato e di cui si è detto più volte orgoglioso di svolgere:

"Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo". (fonte il Fatto Quotidiano)

Renzi, pertanto, ha rilasciato dichiarazioni inesatte e volutamente fuorvianti, probabilmente perché innervosito dal fatto che l'opinione pubblica sia venuta a conoscenza di quanto gli abbia fruttato l'attività da lui sottratta al lavoro di senatore per il quale è puntualmente e profumatamente pagato.

Come è evidente in base alle sue dichiarazioni, per Matteo Renzi l'etica è un concetto risibile, forse inesistente. Infatti, in base a quanto più volte da lui sostenuto, ciò che è buono e ciò che è sbagliato è governato solo dalle norme del codice civile e del codice penale. Se una legge "ancora" non vieta una cosa, lui la fa comunque per il suo tornaconto personale... anche se tale cosa è sconveniente e/o inopportuna.

È evidente che tale comportamento non è etico ed è curioso che un "americano" come Renzi, stavolta non prenda esempio dagli Stati Uniti, come già ampiamente scritto e documentato qualche tempo fa!

C'è anche un paradosso che questa vicenda mette in risalto in modo macroscopico. Renzi stavolta non mente quando dice che i parlamentari italianipossono svolgere altre attività durante il loro mandato. L'avvocata Bongiorno, ad esempio, mesi fa accusò l'allora ministro Bonafede per essere responsabile del fatto che si fosse ammalata di Covid che lei - sue parole - aveva contratto nelle aule dei tribunali! Lei è una parlamentare, eletta al Senato, che però svolge contemporaneamente un'altra attività. È normale? No. Perché non rappresenta a tempo pieno i suoi elettori, perché inevitabilmente finisce per essere in un oggettivo conflitto d'interessi, perché ruba ore al lavoro per cui è pagata con soldi pubblici. Renzi e Bongiorno, naturalmente, sono solo due esempi. Le stesse considerazioni sono da estendere a chiunque, eletto in Parlamento o in un consiglio regionale, agisca alla stessa maniera.

Tanto per aggiungere un po' di sale al problema, basti ricordare l'indignazione anche dei parlamentari alle immagini di quei dipendenti comunali che, dopo aver timbrato il cartellino, invece di andare a lavorare in comune andavano a fare altro... persino un altro lavoro. Ma dove sta la differenza?

L'indignazione di Renzi, causata da un giornale che ha fatto finalmente il proprio mestiere, è la rabbia di chi è stato smascherato e che non vuole ammettere le proprie responsabilità.  

A questo punto, è doveroso ricordare che tra un paio di settimane ha inizio la Leopolda 11. Il motivo? È spiegato in queste poche righe:"La Leopolda vive solo di contributi dei privati, senza nessun finanziamento pubblico. Ogni anno - dice Renzi - riusciamo ad organizzare questo evento solo grazie alla generosità di tutti. Ti chiediamo un sostegno per aiutarci a rendere questi tre giorni sempre più belli. Anche un piccolo contributo può sostenere questo appuntamento per noi così importante. Grazie!"

Ma perché Renzi non usa i suoi soldi per finanziare la Leopolda, visto che ne ha in abbondanza? Infatti, in quello che lui chiama "conto corrente", non è incluso l'ammontare di tre anni del suo stipendio da parlamentare che lui ha percepito... una somma che oscilla tra i 300mila e i 400mila euro.  Tutto lecito, tutto trasparente... basta solo che non si dica, altrimenti Renzi si arrabbia.