Era il 1997 e lavoravo da un paio d'anni con l'editore Gangemi di Roma per la realizzazione di alcuni libri fotografici commissionati dalla TAV treno alta velocità.

Un giorno Gangemi mi chiamò e mi chiese se volevo fotografare il "palazzaccio", così a Roma chiamano il Palazzo di Giustizia. I testi del libro sarebbero stati realizzati da architetti e studiosi di fama internazionale.

Nessuno aveva mai pubblicato un libro cosi specifico su quell'edificio e questo rendeva quel lavoro molto importante. La cosa mi allettava molto, ma allo stesso tempo mi faceva tremare i polsi. Avevo una grande responsabilità e comunque: come avrei potuto fotografarlo, visto che era sempre affollato di tanta gente indaffarata?

Allora il mio editore in pochi giorni riuscì a farmi avere un permesso speciale per poter accedere in quel luogo proprio di domenica, giorno della sua chiusura al pubblico.

Per muovermi più agevolmente, quella mattina mi recai nel palazzo con una fotocamera Contax, chiamata dagli addetti ai lavori 35 millimetri, dal formato cioè più piccolo e rettangolare.

Avevo a mia completa disposizione tutti quegli spazzi enormi e deserti e fu una bellissima esperienza muoversi in totale libertà, scoprendo ogni angolo di questo famoso edificio. Fotografai fino a ora di pranzo e poi soddisfatto tornai di corsa a casa per sviluppare i rollini. In quel periodo erano pochissime le fotocamere digitali, e comunque non erano molto affidabili.

Il Palazzo di Giustizia di Roma è un libro pubblicato della Gangemi Editore nel 1997, con le fotografie di Augusto De Luca, la prefazione di Giovanni E. Longo, e i saggi di Marcello Fabbri, Carlo Vallauri, Paolo Marconi, Antonella Greco, Mario Pisani, Paolo Portoghes. Ha avuto anche una seconda edizione.